Il Plenum del Comitato Centrale di Dicembre

Capitolo 14

 

Il Plenum del Comitato Centrale del Dicembre 1936 diede un giro di vite all’accelerazione del terrore. Uno dei suoi scopi principali era la costruzione del caso “Bukharin-Rikov”.

All’inizio dei lavori Rikov aveva un atteggiamento più realistico di Bukharin rispetto a cosa stava realmente capitando. Quest’ultimo conservava un filo di speranza che qualcosa potesse

cambiare nel suo destino. La moglie Larina ricorda che egli addirittura gioì sinceramente, quando apprese che Yezhov aveva rimpiazzato Yagoda . “ Bukharin allora pensava, per quanta ora possa ora apparire assurdo, che Yezhov, per quanto limitato, avesse un cuore gentile e un coscienza pura, e mai si sarebbe prestato alla costruzione di falsificazioni. Questa era l’ingenua speranza di Bukharin prima del Plenum”.

Bukharin vide una possibilità favorevole in un evento che gli era capitato durante la celebrazione dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Non appena occupò un posto in una delle tribune riservate agli ospiti accanto al Mausoleo, un soldato si avvicinò a lui e disse:“ Il Compagno Stalin mi ha incaricato di dirvi che siete seduto nel posto sbagliato. Il vostro posto è sul Mausoleo!”

Bukharin fu lusingato dalla benevolenza di Stalin, e sperò di riuscire finalmente a parlare con lui. Ma Stalin stette sempre lontano, e lasciò la tribuna prima che la manifestazione fosse finita.

Il giorno delle celebrazioni fu un giorno pesante per Rikov. Quando stava per andare al Bolshoi per assistere alla spettacolare manifestazione, si rese conto di aver perso il biglietto d’invito, reagì molto nervosamente . Manifestò alla sua famiglia il timore che la sua assenza dalla manifestazione potesse essere interpretata come una forma di protesta: e che anche questo fatto, in se insignificante, poteva essere usato da chi voleva colpirlo.

Non ci furono cambiamenti nel destino di Bukharin e Rikov immediatamente dopo il diciannovesimo Giubileo dell’Ottobre. All’inizio Bukharin credette che lo avrebbero lasciato “sopravvivere nell’ombra“. Ma niente di nuovo giungeva dal Comitato Centrale. Né dalla redazione. Scrive Larina:” Più quel giorno memorabile si allontanava, più grande diventava la costernazione che lo invadeva. Alla fine di novembre era così alta la sua tensione nervosa , che non riusciva più a lavorare. Il giorno prima che si aprisse il Plenum scrisse una lettera a Stalin . Gli ricordò che aveva scritto a Yezhov senza aver ricevuto risposta. Gli descrisse il suo estremo stato di prostrazione,”Io sono malato, i miei nervi non reggono, per più di dieci giorni non sono andato al giornale. Sono a letto, distrutto. Ho atteso solo la tua relazione. Io mi trascinerò ovunque mi si dica al solo scopo di potermi giustificare.”

Era in questo stato che Bukharin si presentò al Plenum di dicembre. Questo Plenum, non annunciato dalla stampa, si tenne il 4 e il 7 di Dicembre del 36. Il 5 fu riunito il Congresso Straordinario dei Soviet per approvare la nuova costituzione. Il 6 al termine dei lavori vi furono le celebrazioni dell’evento in piazza. L’umore dei partecipanti era scarsamente celebrativo. Due erano le questioni in agenda. Punto primo: Riesame del testo definitivo della Costituzione. Punto secondo: Rapporto del Compagno Yezhov sulle organizzazioni Antisovietiche Trotskiste e di Destra. La discussione sul primo punto portò via poco più di un’ora. Fu chiesto ai partecipanti di commentare il testo della costituzione che sarebbe stata rettificata l’indomani dal Congresso dei Soviet . Diversi emendamenti, che ebbero la disapprovazione di Stalin e di altri notabili del Politburo, non arrivarono nemmeno al voto. A questo punto Stalin, propose una variazione (accolta senza votazione dall’assemblea): iniziare a discutere immediatamente il secondo punto all’ordine del giorno.

Yezhov fornì il numero dei “Trotskisti” arrestati nelle diverse regioni del paese: più di duecento nella zona del Mar Nero; oltre i trecento in Georgia; più di quattrocento nella sola città di San Pietroburgo. In tutte queste regioni, secondo il rapporto di Yezhov, gruppi di cospiratori, guidati da note figure del Partito, erano stati scoperti. Il rapporto dimostrava che rispetto al momento del plenum, il dipartimento di Yezhov si era portato molto avanti nel lavoro, annunciando, di fatto, il prossimo processo pubblico. Yezhov elencò i nomi di quasi tutti i futuri accusati, e annunciò che Sokolnikov, Pjatakov, Rdadek e Serebriakov, erano membri del “centro principale “, e simultaneamente di un “ centro di riserva “, nel caso che il primo venisse scoperto e distrutto. Cercando di chiarire le ambiguità del precedente processo, affermava che il “Blocco Trotskista-Zinovevista” non aveva realizzato alcun atto di sabotaggio, mentre il “centro di riserva” era già pienamente operativo dal 1931, con “ azioni di sabotaggio rovinose per la nostra economia”. Dando esempi di attività di distruzione e sabotaggio, citava la testimonianza di alcuni direttori di fabbriche di armamenti e di direttori dell’industria chimica appena arrestati. Per fomentare l’odio dei presenti contro i “sabotatori”, ricordava che quando Pjatakov aveva dato un ordine di sabotaggio a un suo complice, e questo gli aveva chiesto lumi su possibili vittime tra gli operai, aveva risposto al futuro sabotatore:”così ci sarà qualcosa per cui dolersi”.

Elementi nuovi rispetto al processo precedente furono la scoperta d’attività di spionaggio da parte dei “Trotskisti “, e il legame di questi con alcuni governi stranieri. Così non solo Sokolnikov e Radek furono accusati di spionaggio, ma anche lo stesso Kamenev, secondo Yezhov, aveva portato avanti negoziati, presumibilmente con l’ambasciatore Francese.

Laddove Yezhov sembrava insicuro nello svolgimento dell’opera di falsificazione, veniva interrotto e prontamente “corretto” da Stalin e Molotov. Quando Yezhov citò la prima volta la questione dello spionaggio, Stalin sentì il dovere di aggiungere che Shestov e Raitachak avevano “ ricevuto denaro dal servizio segreto Tedesco “. Così come fece per rimarcare che i trotskisti avevano una piattaforma politica, segreta però , “perché sapevano bene che se fosse stata resa pubblica avrebbe suscitato una forte indignazione nel popolo” .Secondo Stalin questa piattaforma consisteva nel ritorno all’industria privata,e “nell’aprire le frontiere al capitale inglese prima, e in seguito, anche a quello straniero”.

Che tra i gerarchi non era ancora stato trovato l’accordo sui reati da addebitare alle vittime del processo imminente, lo si nota chiaramente dai tentativi individuali di allungare la lista dei paesi dove i trotskisti “svolgevano la loro attività” . Appena Stalin, dopo una riflessione, proclamò: “ i Trotskisti hanno contati con Inghilterra , Francia e America”, immediatamente Yezhov rivelò la scoperta di contati tra elementi Trotskisti e rappresentanti del governo Americano; di incontri con l’ambasciatore Francese, e via di seguito. A quel punto regnava la confusione:

Yezhov: “Essi tentarono di portare avanti negoziati con circoli vicini al governo Inglese,con i quali già erano stati stabiliti i contatti (Molotov: con i Francesi…)…con grandi industriali Francesi (Stalin : voi avete appena detto con gli Inglesi )mi scuso ,con i Francesi. In ogni modo, un mese e mezzo dopo, durante il processo, furono eliminati tutti i riferimenti a Usa, Inghilterra e Francia, in quanto si preferì mantenere una coloritura esclusivamente fascista a questo genere di “contatti”.

Passando dai “Trotskisti” ai “Destri”, Yezhov si soffermò sui confronti faccia a faccia avvenuti a Settembre tra Bukharin, Rikov, e Sokolnikov . Sebbene questi confronti avessero portato alla riabilitazione di Bukarin e Rikov, Yezhov affermò che lui e Kaganovich “non avevano avuto alcun dubbio“ che i due “ fossero informati circa i terroristi e gli altri piani del blocco Trotskista- Zinovevista”. “Ora”, spiegava Yezhov, “abbiamo la testimonianza dei nuovi arrestati, i quali hanno fatto i nomi dei componenti del gruppo terroristico del centro di destra: nonostante la mia mitezza, credo di aver arrestato almeno 10 persone che lavoravano alla Izvestiia”, continuava insinuando che Bukharin aveva infarcito la redazione di “nemici”. In conclusione Yezhov s’impegnava ad: “ applicare fino in fondo la direttiva del CC suggerita dal compagno , scovare gli schifosi “Trotskisti- Zinovevisti” e distruggerli fisicamente”.

A differenza di quanto succederà nel successivo Plenum di Febbraio-Marzo, quasi nessuno dei partecipanti si lasciò andare a commenti d’approvazione e incitamento mentre Yezhov parlava. Il solo Beria, continuava a contrappuntare con esclamazioni scandalizzate: “Che maiali! ”.”Delinquenti!”. ”Canaglie!”.”Mostruoso!”.” E’ difficile trovare le parole per descrivere questi bastardi!”

Quando Yezhov ebbe finito di parlare, la scena fu occupata da Bukarin, che iniziò manifestando il suo apprezzamento per il fatto che” tutto il Partito, dalla base ai vertici, ha dimostrato di essere vigilante, collaborando con gli organi competenti per eliminare le canaglie macchiatesi di atti di sabotaggio e altro …sono felice che l’intera faccenda sia stata scoperta prima che scoppi la guerra… così che riusciremo a uscire vittoriosi dalla guerra”.

Definendo le accuse contro di lui “ una specie di sabotaggio politico “ da parte dei Trotskisti, provò a persuadere i presenti che lui non aveva niente a che fare con quei “ sabotatori, guastatori, canaglie “. Negando anche la possibilità che il suo nome poteva essere associato ai Trotskisti, raccontò di come, in un incontro con Romain Rolland, avvenuto nella residenza di Gorki, riuscì a fugare, nello scrittore Francese, i dubbi che questo ancora nutriva sulla reale pericolosità dei Trotskisti. Il risultato fu che Rolland si comportò esattamente “ alla stessa maniera di Andrè Gide“. Appellandosi direttamente a Ordzhonikidze , ricordò di come, parlando con questi, aveva espresso opinioni negative su Piatakov. Esprimendo tutto il suo interesse a sbrogliare la matassa, si dichiarò “vittima sfortunata di un affare sporco “, e dopo aver affermato che, in tutte le accuse contro di lui , ” non c’è una sola parola vera“ , ribadì il suo rituale voto di fedeltà al partito:” Qualunque siano le confessioni, qualunque siano le dichiarazioni, qualunque cosa crediate o non crediate, Io, sempre, fino all’ultimo respiro , resterò sempre al fianco del nostro Partito, dei nostri dirigenti e di Stalin. Non sto dicendo che amavo Stalin fin dal 1928 .Ma che adesso lo amo con tutta la mia anima. Perché? Perché ora capisco che la forza di Stalin è l’essenza stessa della dittatura del proletariato” .

A conclusione del suo discorso dichiarò: “ Io non mi preoccupo per me stesso, per la mia vita o la mia morte, ma esclusivamente del mio onore politico. Ho detto e ripeto che continuerò a battermi per il mio onore fino a quando resterò in vita”. Per distruggere la possibilità stessa che le parole di Bukharin creassero nell’uditorio un'impressione di innocenza, immediatamente dopo parlò Stalin. Inizio dichiarando:” Bukharin non è riuscito a capire che cosa sta succedendo in questo luogo…egli si batte per affermare la sua credibilità e ci chiede fiducia. Bene .Parliamo sinceramente della fiducia “. Proseguì ricordando di come Zinovev, Kamenev, Piatakov e gli altri Trotskisti, avevano giurato di aver ripudiato i loro errori. “ E’ falso ciò che sto dicendo, compagno Bukharin?”chiese Stalin direttamente.

“ Questo è vero. Io stavo dicendo proprio la stessa cosa”, replicò Bukharin.

Stalin, ricordando le recenti testimonianze di Piatakov, Radek e Sosnoski , Prosegui domandandosi :” e dopo queste cose si può credere alla sincerità degli individui? …Noi siamo giunti a una conclusione: non si può credere sulla parola agli ex oppositori…I fatti degli ultimi due anni lo hanno dimostrato chiaramente, ed è stato dimostrato coi fatti che la sincerità è un concetto relativo. Se vogliamo parlare della fiducia verso gli ex oppositori, bisogna dire che noi abbiamo dimostrato troppa fiducia nei loro confronti (Rumori in sala. Voci: Giusto!)…Noi stessi dovremmo essere puniti, per la grande, per la illimitata fiducia che abbiamo concesso loro”.

Stalin ormai si permetteva di dire cose che solo nell’atmosfera permeata dall’“Idiotismo totalitario”, potevano passare senza obiezioni. Così dichiarò che “ gli oppositori hanno compiuto un ulteriore passo che impedisce al nostro partito di conservare verso di loro anche un minimo di fiducia. Hanno iniziato a suicidarsi “. Elencando quella che era gia diventata un’imponente lista di suicidi tra i dirigenti del partito (Skrypnik, Lominadze, Tomsky, Khandzhian, Furer), sosteneva che tutte queste persone erano ricorse al suicidio allo scopo di “confondere le tracce, distrarre il partito, minarne la sua vigilanza , lasciarlo istupidito… Una persona potrebbe suicidarsi perché ha paura che i suoi misfatti vengano scoperti, e non vuole che il mondo intero sia testimone dei suoi crimini… cosi, prima di morire, ecco il modo più efficace e semplice [sic!-V.R.] di sputare per l’ultima volta sul partito e ingannarlo di nuovo”.

Così Stalin lanciava un inequivocabile avvertimento alle prossime vittime designate dei processi futuri : il loro suicidio sarebbe diventato un’altra prova del loro comportamento sleale. Terminando questi ragionamenti,rivolto direttamente a Bukharin :” Io non sto dicendo niente che ti riguarda direttamente. Può darsi tu sia a posto. Può darsi di no .Ma non puoi venire qua a affermare che non ti è stata concessa fiducia, che non si è creduto nella mia… , di Bukharin intendo,… lealtà. Cosa vuoi, Compagno Bukharin? Che ti si creda sulla parola?(Bukharin : No! Non sto chiedendo questo!). E se non vuoi questo, non innervosirti se viene sollevata questa questione al Plenum del CC. E non tentare di intimidirci con le tue lacrime e i tuoi propositi di suicidio( voci dei partecipanti: Giusto!. applausi prolungati)”.


Dopo che Stalin ebbe finito, la tribuna fu data a Rikov, il quale riconosceva “ la completa correttezza di quanto emerso dal discorso di Stalin”, correttezza, in quanto stiamo vivendo un periodo un cui doppiogiochismo e inganno contro il partito hanno raggiunto tali dimensioni , hanno assunto tale sofisticato e patologico carattere, che , sarebbe sconcertante, se le parole di Bukharin , o le mie, venissero prese per oro colato


Come Bukharin, Rikov negò solo le accuse che lo riguardavano personalmente. Disse che , quando era emersa la testimonianza di Kamenev, aveva chiesto a Yezhov di “ interrogare Kamenev su dove e quando era avvenuto l’incontro Kamenev-Rikov,” per avere la possibilità “di smentire tale bugia “, In seguito gli era risposto che “Kamenev non è stato interrogato su questa questione , e che ora non si potrebbe interrogarlo – essendo stato fucilato “.


Negando l’esistenza stessa di un “Centro di Destra“, Rikov ricordò che l’ultimo incontro non ufficiale con Bukharin avvenne nel 34 e che con Tomski si incontrò assai raramente negli ultimi due anni, peraltro senza mai discutere di questioni politiche con lui. La sua sola “confessione” fu la seguente: nel 1934 Tomski gli disse che Zinovev “ lamentandosi del suo isolamento e della mancanza di amici , lo aveva invitato alla sua dacha ”. Rikov avrebbe tentato di dissuadere Tomski dall’andare, in quanto “ ogni incontro potrebbe configurarsi come una primo passo verso la formazione di un raggruppamento “. In ogni modo, adesso Rikov poteva arguire che, in qualche modo,“ Tomski era implicato nella faccenda ”. A questo punto si dichiarò d’accordo con Stalin, essendo vero che “ il suicidio è un mezzo per infangare la causa”, e il suicidio di Tomski poteva considerarsi “ un atto di accusa contro Tomski stesso”.

Rikov terminò il suo discorso dichiarando :” Io lo dimostrerò, lo griderò che qui [nelle testimonianze contro di lui-V:R:] c’è solo diffamazione e infame calunnia , dall’inizio alla fine. Io non sono mai stato fascista, e non lo sarò mai. Non sono mai stato una spia dei fascisti e non lo sarò mai. Tutto questo io lo dimostrerò .

Mentre Rikov svolgeva il suo discorso, Stalin si sentì obbligato a interromperlo per spiegare il motivo per cui , un mese e mezzo prima, si era dichiarato d’accordo alla “riabilitazione” di Bukharin e Rikov. A questo proposito si ebbe la seguente schermaglia:

Stalin: Dopo il faccia a faccia tra Bukharin e Sokolnikov, ci siamo fatti l’opinione che non c’erano prove sufficienti per processare te e Bukarin. Ma ci rimanevano dei dubbi sul vostro atteggiamento verso il partito. Avevamo l’impressione che tu e Tomski certamente , e forse anche Bukharin, potevate, se non aver favorito , almeno essere stati a conoscenza delle scelleratezze che quelle canaglie andavano preparando: tutto questo senza rivelarlo al partito.

Voci dei partecipanti : Vero!

Bukharin: Cosa state dicendo, compagni? Siete senza coscienza!

Stalin: Sto dicendo che non c’erano abbastanza prove per portavi alla sbarra…Io dissi, un attimo, giù le mani da Bukharin . Noi non volevamo processarti. Abbiamo mostrato troppa indulgenza. Devo ammetterlo, siamo stati troppo indulgenti.

Dopo il discorso di Rikov, parlarono altri cinque elementi, ciascuno dei quali si sforzò di dare il suo contributo all’incremento dell’isteria politica. Eike dichiarò che i fatti emersi dalle indagini hanno rivelato al mondo intero la faccia bestiale dei Trotskisti. Tutto ciò che è stato scoperto di recente non può nemmeno essere paragonato a ciò che sapevamo (da prima)”. E alle “prove” fornite da Yezhov, Eike aggiunse qualcosa sul comportamento tenuto dei trotskisti, quando questi , a gruppi venivano portati dall’esilio Siberiano ai campi di concentramento: avevano scandito slogan anti-staliniani!(vedi cap. 44).Ovviamente guardandosi bene dal precisare il contenuto degli slogan. Aggiunse invece, che i trotskisti avevano schernito le guardie dell’Armata Rossa che li scortavano provocandole con queste parole : “ I Giapponesi e i Trotskisti vi taglieranno la gola, e noi li aiuteremo a farlo. Con questa affermazione, senz’altro inventata da lui, Eike aveva modo di dimostrare la sua sete di sangue: “ Compagno Stalin noi stiamo agendo in modo troppo indulgente. È sufficiente leggere questi ingenui rapporti, redatti da soldati dell’Armata Rossa non iscritti al partito…per decidere di fucilare tutti loro [i troskisti-V:R] .

Molotov “sviluppò” ulteriormente la concezione staliniana del suicidio come prosecuzione della lotta contro il partito:”Il suicidio di Tomski fa parte della cospirazione ed era stato già prestabilito. Inoltre Tomski aveva concordato con più persone il suo suicidio, e per tanto il suicidio stesso è da considerare un mezzo per danneggiare, in un modo o nell’altro, il Comitato Centrale”.

Il discorso seguente di Sarkisov, intriso di fanatismo, rispecchiava il tentativo di levarsi di dosso “ la macchia “ di aver appartenuto all’opposizione negli anni venti . ” Sebbene io abbia rotto con quella feccia da dieci anni, è doloroso per me ricordare di aver avuto contatti con simili bastardi fascisti. Elencando i nomi di numerosi “ trotskisti” da lui mascherati negli anni passati, Sarkisov proclamava : “ Io ho sempre saputo che sono tre i principali doveri di un ex oppositore…Mantenersi vigilante quanto più possibile e smascherare i Trotskisti e i Zinovevisti. Inoltre mi sono dato la regola di non assumere per lavorare, e tanto meno per il lavoro di partito, elementi che siano stati legati all’opposizione. Io la penso in questa maniera: se il partito ha dato fiducia a me , io non posso trasferire questa fiducia ad altri. Per questo sono stato sempre coerente nell’allontanare tutti gli ex oppositori dal lavoro, e in special modo dal lavoro nel partito … Se io, dirigente responsabile del partito, che gode della fiducia del CC, favorissi anche solo un singolo ex trotskista, meriterei di stare nei campi di concentramento insieme agli altri fascisti.


In modo ancora più vergognoso si comportò Kaganovich, quando venne il suo turno alla tribuna . Duettò con Stalin in un gioco che si potrebbe chiamare “ la questione del cane”, e che consisteva nello sghignazzare davanti alle tombe ancora fresche di Zinovev e Tomsky. Dopo aver riportato i risultati di un’indagine da lui condotta (nel 1936 Tomsky era stato chiamato a testimoniare sui suoi legami con Zinovev) disse”…E, finalmente, nel 1934, Zinovev invitò Tomsky nella sua dacha a prendere un tè …Dopo che ebbero finito il loro tè, Zinovev e Tomsky uscirono, usando la vettura di Tomsky, per cercare una cane per Zinovev . Vedete che amicizia c’era tra i due . Viaggiavano insieme per andare a prendere una cane, e Tomsky aiutava l’amico nel momento del bisogno (Stalin: che tipo di cane? Da guardia o da caccia?). Non siamo stati capaci di stabilirlo. (Stalin: In ogni modo, presero il cane?).Lo presero. Cercavano un amico a quattro zampe, in quanto essi stessi erano dei cani. (Stalin: Era un buon cane? O era cattivo? Qualcuno ne sa qualcosa ? Risate) .Questo non è stato possibile stabilirlo durante l’indagine.

Un altro esempio del cinismo di Kaganovich è rilevabile nelle motivazioni che egli diede per scagliare una ancor più terribile accusa contro Bukharin:

Kaganovich - … Tu non hai partecipato allo scellerato assassinio del compagno Kirov, dato che è dimostrato che gli assassini sono Trotskisti e gli Zinovevisti .Tu comunque sapevi che si stava preparando l’assassinio.

Bukarin: Questa è una gigantesca diffamazione . Una sanguinosa diffamazione.

Kaganovich - … Tomski testimonia di essersi incontrato con Zinovev nel 1934: sarebbe stato possibile per Tomski non conoscere i loro progetti ?

Leggendo i verbali del Plenum di Dicembre si ha l’impressione che qualcosa d’infernale, o almeno d’assurdo stesse accadendo: dirigenti scatenati a proclamare lampanti stupidaggini a sostegno di prove dell’esistenza di “gruppi di cospiratori”, mentre i partecipanti se ne stanno silenziosi ad ascoltare. Accusati che difendono solo se stessi, e neanche provano a mettere in dubbio la colpevolezza di compagni e amici appena fucilati o arrestati, e anzi, ripetono le incredibili accuse e gli insulti contro di loro. La logica, seppure mostruosa, del Plenum può essere capita solo se si considera l’avvenimento come l’ultimo anello di una intera catena di coscienti falsificazioni . Falsificazioni fabbricate insieme (anche se con responsabilità di grado differente) da accusatori e accusati, nello svilupparsi della lotta tra maggioranza e opposizione del decennio precedente. Tutti i partecipanti al Plenum avevano, più di una volta, consentito che si usassero metodi politici persecutori, basati su accuse false, contro le varie opposizioni che si erano venute via via formando. Mettere in discussione la nuove spaventose accuse avrebbe significato mettere in discussione l’intera battaglia contro l’opposizione, avvenuta sempre con estrema slealtà e con l’utilizzo di false accuse. Nessuno dei partecipanti al Plenum, che, da una parte o dall’altra della barricata aveva partecipato alle suddette battaglie, fu capace di fare un simile passo.

Tutto questo non vuol dire che Stalin, a questo punto, avesse raggiunto l’ obbiettivo di assicurarsi l’ appoggio senza esitazioni di tutto il Plenum alla sua politica. Questo spiega le ulteriori manovre messe in atto da Stalin, specialmente per reagire ai tentativi difensivi di Bukharin , che, il 7 Dicembre, mentre Stalin parlava al Comitato Centrale, presentò un suo documento, nel quale aderiva pienamente alle accuse contro i “Trotskisti “. Anzi, trovava altri elementi per rafforzare le suddette accuse, mentre Bukharin stesso si considerava uno stalinista esemplare calunniato dai “Trotskisti”, e giurava di non avere “ neanche il minimo disaccordo con la linea generale del partito”, che anzi , aveva “sempre difeso, negli ultimi anni, questa linea con convinta passione “ . La colpa della sua disgrazia, era da ricercarsi “nella diabolica abilità dei trotskisti di camuffare se stessi”. Inoltre sviluppò la sua critica alla tesi che sosteneva che i Trotskisti e gli Zinovevisti non avevano una propria piattaforma politica ed erano mossi solo dalla “ sete di potere “. Come se avesse voluto aiutare Stalin a correggere l’assurda tesi che era stata alla base del Processo dei Sedici. Scriveva Bukarin:” I Trotskisti per esempio, hanno la loro stampa, redigono dei documenti, e hanno anche, se così di può dire, la loro cosiddetta Quarta Internazionale. La loro piattaforma politica controrivoluzionaria, che, dall’inizio alla fine, trasuda odio e malizia contro l’URSS e il nostro partito, è rispondente alla situazione politica attuale. Così si spiega la loro tattica disfattista e l’uso del terrorismo . Secondo la loro tesi, la burocrazia Sovietica, dopo che si è compiuto il Termidoro, si è trasformata in una nuova classe di sfruttatori, essi respingono la nostra politica estera (sia del URSS che dell’Internazionale). Respingono, considerandola un tradimento, la tattica dei fronti popolari . Rifiutano la nostra politica per la difesa della patria. Così, dato il loro odio verso i fondamenti della nostra politica( e ancora di più il loro odio verso i nostri dirigenti), dato il consolidarsi del nostro centralismo, hanno deciso di ricorrere al terrorismo individuale. Quindi sono dei veri e propri traditori, ma hanno una loro piattaforma politicaPer queste ragioni Bukharin prendeva ulteriormente le distanze dalla Piattaforma Riutin, definendo chi vi si era riconosciuto, parte di unraggruppamento controrivoluzionario” .


Mentre Bukharin dava prova di voler dare un forte contributo allo “smascheramento del Troskismo “, non si rendeva conto che, una esposizione , per quanto tendenziosa e crudelmente distorta del punto di vista di Trotsky, non poteva andare a genio a Stalin. Dopo tutto, anche se deformate nella loro esposizione , le idee che Stalin aborriva, potevano giungere lo stesso al lettore. Così che, contrariamente alla logica e al buon senso, la “ piattaforma Trotskista “ doveva essere presentata semplicemente come “ appello disfattistico, sabotaggio, spionaggio, e restaurazione del capitalismo”.


Inoltre Stalin non poteva gradire che Bukharin rifiutasse di far sua la tesi di Kaganovich, secondo la quale, tutte le ex opposizioni si erano trasformate in “bande di controrivoluzionari”. Anche se le idee esposte da Bukharin non erano poi così distanti da quelle di Kagavovich, quando sosteneva che “tutte le forme di opposizione, se non bloccate in tempo alle prime fasi di sviluppo, possono portare alla controrivoluzione, e di conseguenza , alla restaurazione del capitalismo “. Partendo da queste premesse, poteva anche concedere la possibilità che:” Uglanov e soci possono aver avuto una degenerazione politica, però senza nessuna mia responsabilità diretta: infatti essi erano stati delusi dal “tradimento di Bukharin”, al punto di rivolgersi ad altre persone per portare avanti la loro politica. Se Uglanov ha ammesso di aver partecipato alla preparazione dell’assassinio di Kirov, aggiungeva Bukharin, “ questo terribile fatto prova che Uglanov non aveva rinunciato del tutto alla sua lotta contro il partito”.

Mentre mostrava tutta la sua indignazione per i “legami criminali” con gli arrestati e i fucilati, non espresse neanche l’ombra di un dubbio dubbio riguardo alle accuse rivolte ai suoi ex amici e colleghi. In risposta all’accusa di aver conservato la sua amicizia con Radek , scrisse: ” E’ molto doloroso per me confessare che ho abboccato all’amo del suo raffinato e corrotto doppiogiochismo “.

L’unica reazione di Bukharin rispetto a queste accuse, fu di far timidamente notare che anche i più ortodossi stalinisti avevano avuto “legami” con i “criminali”. A quelli tempi numerosi “nemici del popolo” erano stati arrestati tra il personale dell’Accademia: Bukharin si mostrò indignato contro il “ tentativo d’alcune persone “di addossargli le responsabilità dell’intera Accademia: “ Questo settore, in generale, non si può dire che sia perfettamente in ordine. Cosi, nella commissione di storici che doveva occuparsi della scelta dei libri di testo e che era presieduta da Zdanov, molti partecipanti sono stati rimossi . E altrettanto si può dire della scuola, ormai non più esistente, dei giovani storici. [ usava questi eufemismi in riferimento all’arresto di un gran numero di storici della fine del 1936 .V.R.]

Bukharin concluse questa parte della sua giustificazione affermando che se lui era da ritenersi responsabile del comportamento dei suoi ex studenti e seguaci, allora, anche tutti gli ex oppositori, che ora sedevano al Plenum, erano responsabili per Trotsky, Zinovev e gli altri terroristi.


Per quanto riguarda le accuse contro terze persone, Bukharin mise in questione solo qualche”evidente esagerazione”. Per esempio, in risposta all’asserzione da parte di Kaganovich, riguardante i legami precedenti al 36 tra Tomski e Zinovev, fece rilevare che “Zinovev, come sappiamo tutti, si trovava in prigione dalla fine del 1934”.


Ammise solo la colpa di scarsa vigilanza, e protestò contro l’ipotesi che tale vigilanza insufficiente potesse portare all’accusa di “aver partecipato alle azioni criminali dei Trotskisti”, e quindi chiese al Plenum che si arrivasse “ alle conclusioni e alle misure organizzative, solo dopo un’attenta analisi dei fatti, e non in base a una mera intuizione

Politica”. Dimostrò anche di aver compreso la logica della giustizia secondo Stalin, quando rilevò che, una volta che il Plenum si fosse pronunciato sul suo caso, gli investigatori istituzionali non avrebbero potuto far altro che ratificare la decisione . Infatti un simile pronunciamento politico sarebbe stato “ vincolante per gli investigatori , per i giudici e anche per gli imputati, se ancora membri del partito”, in quanto” Gli investigatori non possono dire che è bianca una cosa che è stata considerata nera dai più alti rappresentanti del partito”

.

Bukharin provò anche ad appellarsi alla coscienza e al buon senso dei partecipanti al Plenum, descrivendo l’atmosfera che caratterizzava il Plenum scrisse: “ Tutti hanno materiale accusatorio (non verificato attraverso il confronto) eccetto gli accusati, che sono colti dalla stupefazione, quando, all’improvviso, gli sbattono in faccia, per la prima volta, verbali con altre accuse mostruose. Dato il clima che ho prima evocato (la maniera in cui sono poste le domande, il materiale non verificato, i reporter tendenziosi, la stampa, gli slogan suggeriti dall’alto, i riferimenti di Molotov a – complici ed amici-*) ognuno dice – sono convinto- non ci sono dubbi - e così via. Chiunque guarda negli occhi gli imputato e gli dice – non ti credo. Ogni parola che dici deve essere verificata-. Dall’altra parte ogni parola degli accusatori è presa per oro colato. La difesa diventa molto difficile. Certamente in questo clima non si trova nessuno disposto a parlare in favore degli imputati. E in seguito? Nello stadio successivo, quando il partito avrà preso la decisione dovuta, la difesa dell’imputato diventerà quasi impossibile”.

Simili dichiarazioni rischiavano di far vacillare molti dei partecipanti al Plenum. Cosi Stalin ricorse a una accorta e puntuale contromanovra. Dato che gli accusati mettevano in dubbio la buona fede delle indagini di Yezhov, avendo questi concesso loro un unico confronto faccia a faccia con il “calunniatore” Sokolnikov, e chiedevano il confronto anche con gli altri diffamatori, l’inizio della seduta plenaria del 7 dicembre veniva posticipata di 4 ore: in questo arco di tempo, Bukharin e Rikov furono messi a confronto con Piatakov, Sosnosky, Kulikov, appena prelevati dalla prigione. Per il Politburo erano presenti :Stalin, Ordzhonikidze, Vorosilov, Mikojan , Andreev e Zdanov.

Sosnosky dichiarò subito che lui e Bukharin avevano tenuto una “conversazione politica “, nel corso della quale si erano trovati ambedue “ d’accordo nel ritenere corretta la pratica del terrorismo”.

Piatakov raccontò che nel 1928 Bukharin gli aveva letto la propria Piattaforma Politica, della quale, egli, Piatakov, andò immediatamente riferire il contenuto al gruppo degli stalinisti del Politburo. A questa unico fatto realmente accaduto, Piatakov aggiunse che nel 1930 aveva informato Bukharin circa le direttive di Trotsky, riguardanti sabotaggio e terrorismo : dopo Bukarin aveva consultato Tomky e Rikov, i quali gli avevano riferito che il “centro di destra” era arrivato alle stesse conclusioni di Trotsky .

Durante il confronto, Stalin e Ordzhonikidze chiesero a Piatakov se rilasciava spontaneamente le sue dichiarazioni o aveva subito delle pressioni per indurlo a ciò. Piatakov rispose che non gli era stata fatta alcuna pressione. Al Plenum di Febbraio-Marzo, Vorosilov raccontò quest’episodio del confronto: “Piatakov era consapovole che sarebbe stato fucilato…Quando Sergo gli pose una domanda sulla questione , rispose agitando le braccia – so perfettamente in che situazione mi trovo-“


Particolarmente insidioso per Bukharin fu il confronto con Kulikov, il quale sostenne che il “Centro di Destra” aveva partecipato alla stesura del documento in seguito noto come Piattaforma Riutin .Quando Bukharin rispose che era venuto a conoscenza del documento

soltanto a una seduta del Comitato Centrale , Kulikov controbattè :” Ma esso era alla base del nostro lavoro”.


Un unico fatto realmente accaduto era presente nella testimonianza di Kulikov: una conversazione con Bukharin , incontrato in strada, per caso, nel 1932. Nel corso della discussione Kulikov rimproverò Bukharin per il suo rifiuto di continuare la battaglia contro Stalin. Solo che nel racconto di Kulikov i termini della discussione erano capovolti : Bukarin gli comunicava una direttiva proveniente dal “ Centro di Destra” sulla necessità di passare al terrorismo, oltre ad assegnargli un compito ben preciso; l’organizzazione di un attentato contro Kaganovich.


Questo faccia a faccia si incise profondamente nella memoria di Kaganovich, in quanto conteneva informazioni su un possibile attacco che lo colpiva personalmente . Conversando con Chuiev circa mezzo secolo dopo i fatti , il vecchio Kaganovich cosi raccontava del confronto:

“Kulicov disse a Bukharin – ti ricordi Nikolaj Ivannovich, che mi prendesti sotto braccio e passeggiavamo nella Vozdvzhenka, e io ti dissi, ‘ perché state perdendo il vostro tempo a discutere di cose inutili? Tutti insieme dobbiamo fare qualcosa di efficace . E tu replicasti:E dove sono i vostri? Dove troveremo le persone? Perché non iniziate voi stessi a fare qualcosa, a promuovere il terrorismo “?


Secondo Kaganovich, al sentire queste parole Bukharin scoppiò in lacrime, dicendo” io non ho mai detto questo “. ”Cosa vuol dire non ho mai detto questo”, replicò Kulikov,” Se mi chiedeste i nominativi delle persone disposte ad agire”?


In un'altra occasione Kaganovich riferì che durante il confronto emersero anche le motivazioni del progettato attentato a suo danno. Durante la passeggiata famosa passeggiata , Kulikov chiese a Bukharin, perché Kaganovich fosse stato scelto come bersaglio, Bukharin gli rispose Kaganovich è l’esecutore di una politica sbagliata, oltre ad essere il principale esecutore della politica staliniana“. A più di mezzo secolo di distanza dai fatti, Kaganovich continuava a provare un gran piacere nel riferire la descrizione che, di Kaganovich stesso, veniva fatta da un “nemico”.


Immediatamente dopo questi confronti, iniziò la seconda parte del Plenum, che non durò più di mezzora. Stalin, “su incarico degli altri membri del Politburo”, riferì sui risultati dei confronti: rilevò le categoriche smentite di Bukharin nei confronti dei suoi accusatori e riferì l’impressione che si era andata formando tra i membri del Politburo; le testimonianze non potevano essere “pienamente accolte”, e non si poteva “concedere piena fiducia agli accusatori”. Inoltre i testimoni avevano parlato d’incontri tra Trotskysti e Destri : ma poteva trattarsi di una loro invenzione . Avevano parlato di “incontri riguardanti il terrorismo”; ma non c’era nessun elemento di prova che Bukharin e Rikov avessero avuto legami con alcun gruppo terrorista esistente.


Stalin sintetizzò l’opinione maturata tra i membri del Politburò a seguito dei confronti, usando una serie di formulazioni abbastanza cavillose: “Siccome noi non possiamo concedere la nostra fiducia a Bukharin e Rikov per via dei noti fatti accaduti di recente, potremmo decidere di rimuoverli dal Comitato Centrale. Ma questa misura potrebbe rivelarsi, o insufficiente , o eccessivamente severa . Per questo l’opinione dei membri del Politburo é la seguente: considerare non ancora chiuso il caso Bukharin Rikov”. Stalin rafforzò il suo discorso con un annuncio: bisognava preparare altri confronti con altre 5 o 6 persone che accusavano Bukharin e Rikov in maniera ancora più grave di quanto avevano fatto i testimoni sentiti dai membri del Politburo.


Dopo che la proposta di tenere aperto il caso venne approvata, Stalin ordinò che la stampa non desse notizia del Plenum. A quel punto si levò una voce dagli ascoltatori:” Possiamo almeno parlarne?”. Al che , “tra le risate generali” Stalin replicò:” Vuoi forse tappare la bocca delle persone? Ognuno darà la sua propria versione”.


La risoluzione del Plenum fu la seguente:

  1. Tenere in assoluta considerazione il rapporto del compagno Yezhov .

  2. Si accetta la proposta del compagno Stalin di ritenere sospesa la questione Bukharin – Rikov. Continuare le indagini fina al prossimo Plenum , nel quale l’indagine potrà essere risolta.

Le “ulteriori indagini erano affidate al Commissario del Popolo per gli Affari Interni, cioè a Yezhov, il quale aveva a completa disposizione il destino degli arrestati.




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Ultima modifica 14.02.2008