La zona dal Kubass era ottima per trovare casi di sabotaggio, in quanto vi lavoravano molti importanti ex trotskisti deportati in Siberia Occidentale dalla fine degli anni venti. La forza lavoro era in gran parte composta da ex contadini “dekulakizzati”. Incidenti e incendi avvenivano di frequente, dovuti sia all’inesperienza del personale, che alle terribili condizioni lavorative. Gli archivi contengono non pochi resoconti degli imputati al Processo , in cui appunto, l’attenzione veniva rivolta alle terribili condizioni lavorative che, se non provocavano, certo favorivano la possibilità di gravi incidenti.
L’accusa più grave era rivolta ai “trotskisti”: avevano provocato loro l’esplosione della miniera Centralnaja, costata la vita a 12 lavoratori, e ferite gravissime ad altri 14. Alcuni lavoratori citati come testimoni al processo, rivelarono che i dirigenti avevano ignorato le più elementari regole di sicurezza, e anzi, quando il personale aveva protestato, era stato accusato di scarsa produttività e di porre ostacoli al piano di estrazione del carbone. Fu riunita una commissione di esperti che, da quanto risulta da un successivo riesame del caso, fu condotta in aperta violazione della legalità .Per due settimane, i componenti della commissione di inchiesta non poterono allontanarsi dalla sede della NKVD di Kamerovo, e gli fu impossibile incontrare i lavoratori e i dirigenti della miniera. Inoltre, i risultati della commissione vennero ampiamente rimaneggiati su impulso della polizia politica.
Il Processo di Kamerovo aveva così un “gruppo di sabotatori Trotskisti “, composto da ex Trotskisti e “ ingegneri e tecnici ostili al potere Sovietico”, questi ultimi guidati da Peshenkhov, già condannato nel Processo di Shakhty a tre anni di esilio. Oltre agli otto ingegneri sovietici, venne coinvolto nel processo lo specialista tedesco Stikling, accusato di legami con la Gestapo, e con un ufficiale di uno stato estero residente a Novosibirsk: il suo ruolo consisteva nel passare gli ordini di sabotaggio , “giunti dalla polizia segreta di stati stranieri,” agli altri imputati.
Alcuni testimoni coinvolsero Stroilov, ingegnere senza-partito, oltre che Drobnis e Shestov,due ex oppositori, al cui caso venne dedicato un “trattamento speciale”. I due testimoniarono che il gruppo di sabotaggio della Centralnaja , aveva agito sotto l’impulso del clandestino “Centro Trotskista della Siberia Occidentale”, diretto da Muralov, “uno degli agenti più fidati di Trotsky”.
A sua volta il “Centro Trotskista Siberiano occidentale, riceveva ordini di sabotaggio , diversione, terrorismo, direttamente da Piatakov, membro del Centro Trotskista dell’Unione Sovietica, oltre che stretto collaboratore di Trotsky”.
Shestov e Dobrnis, ritenuti i “leader dell’attività di sabotaggio del centro Trotskista del Kuzbass”, testimoniarono che ricevevano ordini da Piatakov per “danneggiare le fabbriche e indebolire la capacità di difesa del paese”, pianificando incendi ed esplosioni nelle miniere. In aggiunta a queste accuse, la corte stabiliva che, Piatakov affidava a Shestov il compito di organizzare attentati terroristici contro Eikhe,presidente del Comitato Regionale della Siberia Occidentale, e contro i membri del Politburo, nel caso questi fossero venuti in visita nella regione.
Il procuratore Roginsky rilevò al processo : ” Gli interessi dei Trotskisti coincidono con quelli della borghesia internazionale e del fascismo. Il sabotaggio e la diversione sono nel programma di lungo termine del centro estero dell’opposizione, in pieno accordo con i circoli della finanza internazionale e con i governi fascisti”. Sviluppando questa tesi, La Pravda, in un articolo intitolato “ Una giusta sentenza”, sviluppava questa dichiarazione :”Il filo che lega i criminali scoperti a Kamerovo, porta direttamente all’estero. …A Trotsky e a suo figlio”.
Rilevando che l’unica vera novità del Processo di Kemerovo era l’accusa di sabotaggio, Lev Sedov scriveva : “ In realtà questa novità segna solo il ritorno a qualcosa di molto vecchio: i processi contro il sabotaggio che, a loro tempo, furono famosi in URSS, con l’unica differenza che allora figuravano come sabotatori solo ingegneri e specialisti, mentre adesso si tratta di vecchi bolscevichi, dirigenti del partito, dello stato e dell’economia.
Tutti e nove gli accusati al processo vennero condannati a morte. Altre otto persone ,vennero chiamate in causa in qualità di “sabotatori Trotskisti”: Piatakov, Drobnis, Shestov, Boguslavky, Norkin, Stroilov e Arnold. Due mesi dopo comparvero tutti alla sbarra nel processo contro il Centro Trotskista Antisovietico “.
Ultima modifica 14.02.2008