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Questo significa che, fino a quando esistono altre classi, e particolarmente la classe capitalista, fino a quando il proletariato lotta contro di essa (giacché, quando giunge al potere, i suoi nemici e la vecchia organizzazione della società non sono scomparsi), deve adoperare dei mezzi violenti, cioè dei mezzi governativi; esso stesso rimane ancora una classe, le condizioni economiche su cui si basa la lotta di classe e l'esistenza delle classi non sono ancora scomparse, ma devono essere violentemente eliminate o trasformate, e il processo della loro trasformazione dev'essere violentemente accelerato.
Vale a dire, dove il contadino esiste in grandi masse come proprietario privato di terra, dove esso costituisce persino una maggioranza più o meno considerevole, come in tutti gli Stati dell'Europa occidentale, dove non è scomparso e sostituito dal bracciante, come in Inghilterra, avviene quanto segue: o il contadino ostacola, fa fallire qualsiasi rivoluzione operaia, come ha fatto sinora in Francia, oppure il proletariato (poiché il contadino proprietario non appartiene al proletariato e anche quando, per la sua situazione, vi appartiene, non crede di appartenervi) deve, come governo, prendere delle misure in seguito alle quali il contadino migliora immediatamente la sua situazione ed è cosi conquistato alla rivoluzione; misure che tuttavia, in embrione, facilitano il passaggio dalla proprietà privata della terra alla proprietà collettiva, in modo che il contadino vi pervenga economicamente da sé, senza urtarlo di fronte col proclamare, ad esempio, l'abolizione del diritto di eredità o l'abolizione della sua proprietà. Questa abolizione è possibile soltanto là dove l'affittuario capitalista ha eliminato il contadino e il coltivatore effettivo è altrettanto proletario, operaio salariato, quanto l'operaio della città e ne condivide perciò gli stessi interessi, non soltanto indiretti, ma immediati. Ancor meno si ha il diritto di rafforzare la proprietà parcellare con la semplice trasmissione delle grandi proprietà ai contadini, come nella campagna rivoluzionaria di Bakunin.
Asineria da scolaro! Una rivoluzione socialista radicale è legata a determinate condizioni storiche dello sviluppo economico; queste ultime sono le sue premesse. Essa non è dunque possibile che là dove, unitamente alla produzione capitalistica, il proletariato industriale occupa almeno un posto notevole nelle masse popolari. E, affinché abbia almeno una probabilità di vittoria, il proletariato dev'essere almeno in grado di fare immediatamente per i contadini, mutatis mutandis, quanto ha fatto la borghesia francese al tempo della sua rivoluzione per i contadini francesi di allora. È una bella idea, che il dominio degli operai comporterebbe un'oppressione del lavoro agricolo! Ma qui appare il pensiero più intimo del signor Bakunin. Egli non comprende assolutamente nulla della rivoluzione sociale; non conosce a questo riguardo che delle frasi politiche; le condizioni economiche della rivoluzione per lui non esistono. Poiché tutte le forme economiche, sviluppate o no, che sono finora esistite, implicano l'asservimento del lavoratore (sia come operaio salariato, sia come contadino, e cosi via), egli crede che una rivoluzione radicale sia egualmente possibile sotto tutte queste forme. E ancor più! Egli vorrebbe che la rivoluzione sociale europea, fondata sulla base economica della produzione capitalistica, procedesse al livello dell'agricoltura russa o slava e dei popoli pastori, e che essa non superasse questo livello, quantunque egli veda che la navigazione marittima crea una distinzione tra fratelli — ma soltanto la navigazione marittima — perché questa differenza è nota a tutti gli uomini politici! La volontà, e non la situazione economica, è la base della sua rivoluzione sociale.
Significa che il proletariato, invece di lottare alla spicciolata contro le classi economicamente privilegiate, ha acquistato una potenza e un'organizzazione sufficiente per poter applicare nella lotta contro di esse dei mezzi generali di costrizione; ma non può applicare che dei mezzi economici, i quali eliminino il suo carattere specifico di salariato e, di conseguenza, lo eliminino come classe. Con la sua vittoria completa finisce quindi anche il suo dominio, perché finisce il suo carattere di classe.
Forse che, per esempio, in una trade union tutto il sindacato costituisce il comitato esecutivo? Forse che nella fabbrica cesserà ogni divisione del lavoro, con tutte le varie funzioni che ne derivano? Forse che, nell'ordinamento di Bakunin dal basso in alto, tutti saranno in alto? Forse che tutti i membri della comunità [2] gestiranno contemporaneamente gli interessi comuni della regione? Allora non ci sarà alcuna differenza tra la comunità e la regione.
Certainly! dato che la cosa comincia con l'autogoverno della comunità.
Se un uomo si governa da sé, non si governa, secondo questo principio, perché è soltanto se stesso e non un altro. Allora non ci sarà un governo, uno Stato, ma,
Questo significa soltanto: quando il dominio di classe scompare, non ci sarà uno Stato nel significato politico attuale.
Donkey! [Somaro] Questa è insipienza democratica, vaneggiamento politico! Le elezioni sono una forma politica persino nelle più piccole comunità russe e nelle cooperative (artel). Il carattere delle elezioni non dipende da questi nomi, bensì dalle basi economiche, dai legami economici tra gli elettori, e non appena le funzioni hanno cessato di essere politiche: 1) non esistono più funzioni governative; 2) la distribuzione delle funzioni generali diventa una questione d'affari e non dà luogo a nessun dominio; 3) l'elezione non ha nulla dell'odierno carattere politico.
una cosa come tutto il popolo, nel senso attuale, è un puro fantasma;
Con la proprietà collettiva la cosiddetta volontà popolare scompare per lasciare il posto all'effettiva volontà collettiva.
dove?
non più di quanto un fabbricante cessa oggi di essere capitalista quando è membro di un consiglio comunale,
Se il signor Bakunin fosse per lo meno al corrente della posizione di un amministratore di una cooperativa operaia, avrebbe mandato al diavolo tutto il suo delirio a proposito del dominio. Egli avrebbe dovuto domandarsi: quale forma possono assumere le funzioni amministrative sulla base di questo Stato operaio, se vuole chiamarlo cosi?
parole mai adoperate,
(espressione adoperata soltanto come contrapposto al socialismo utopistico, che si sforza di inculcare nel popolo nuove fantasie e illusioni invece di limitare la sua conoscenza allo studio del movimento sociale fatto dallo stesso popolo: vedere il mio libro contro Proudhon) [Miseria della filosofia]
No, mon cher! Il dominio di classe degli operai sugli strati del vecchio mondo che lo combattono durerà fino a quando non saranno distrutte le basi economiche dell'esistenza delle classi.
A parte le continue ripetizioni sullo Stato popolare di Liebknecht, che è un'insulsaggine diretta contro il Manifesto dei comunisti ecc, questo significa soltanto: visto che il proletariato, nel periodo della lotta per l'abbattimento della vecchia società, agisce ancora sulle basi della vecchia società, e perciò dà ancora al movimento delle forme politiche, che più o meno le corrispondono, in questo periodo di lotta esso non ha ancora raggiunto la sua organizzazione definitiva, e applica per la sua liberazione dei mezzi che dopo la liberazione diventano superflui. Il signor Bakunin ne conclude che è meglio che il proletariato non intraprenda nulla e aspetti... il giorno della liquidazione generale, il giudizio universale!
la quale naturalmente, è venuta alla luce prima del mio libro contro Proudhon e del Manifesto dei comunisti, e prima ancora di Saint Simon,
(bell'usteron proteron!) [ Cioè, porre dopo ciò che viene prima]
(il signor Bakunin ha soltanto tradotto l'anarchia proudhoniana e stirneriana [3] in un selvaggio dialetto tartaro)
(insulsaggine!)
1. Marx usa il termine Herrschaft, dominio, in luogo di Stato (État nell'ediz. francese), adoperato da Bakunin.
2. Marx traduce con Gemerne {ovvero con Gemeinde), comune (comunità), il termine russo usato da Bakumin, obsiina, cioè la comunità agricola.
3. Relativa a Max Stirner.
Ultima modifica 3.2.2004