Scritto l'11 maggio 1846. Diffuso nel maggio 1846 come circolare litografata.
Tradotto in: Marx-Engels, Scritti di Marx-Engels del primo periodo Teorico-pratico 1843-1852 nella scelta del Partito comunista cinese, Lavoro Liberato, 1975, pp. 168-185
Trascritto per ragioni di studio (learning purposes).
Un'introduzione al testo è disponibile qui.
In una riunione dei comunisti qui nominati: Engels, Gigot, Heilberg, Marx, Seiler, Weitling, von Westphalen e Wolff, sono state decise all'unanimità — con la sola eccezione di Weitling «che ha votato contro» — le seguenti risoluzioni, motivate nell'allegato, concernenti il giornale tedesco di New York «Der Volks-Τribun31, redigiert von Hermann Kriege».
Risoluzioni:
1. La tendenza rappresentata nel «Vοlks-Tribun» dal redattore Hermann Kriege non è comunista.
2. La maniera puerilmente pomposa con cui Kriege rappresenta questa tendenza è compromettente al massimo grado per il partito comunista, sia in Europa sia in America, dato che egli è considerato il rappresentante letterario del comunismo tedesco a New York.
3. Il sentimentalismo esaltato e fantastico che Kriege predica a New York sotto il nome di «comunismo» può avere soltanto un effetto estremamente demoralizzante sui lavoratori, nel caso in cui ne vengano attratti.
4. Le presenti risoluzioni, con la loro motivazione, verranno comunicate ai comunisti di Germania, Francia e Inghilterra.
5. Una copia sarà fatta pervenire alla redazione del Volks-Tribun» con l'invito a pubblicare queste risoluzioni, insieme alla motivazione, nel prossimo numero del Volks-Tríbun».
Bruxelles, 11 maggio 1846.
Engels Phil. Gigot Louis Heilberg
K. Marx Seiler
v. Westphalen Wοlff
Il n. 13 del «Volks-Tribun» contiene un articolo: Alle donne.
1) «Le donne vestali dell'amore.»
2) «È l'amore che ci ha inviati.»
3) «Apostolo dell'amore.»
a) Intermezzo ameno: «Sguardi di fuoco dell'umanità», «Accenti della verità».
b) Rozza e ipocrita captatio benevolentiae1 della femmina: «Perfino negli abiti della regina voi non rinnegate la femmina.., non avete imparato a speculare sulle lacrime dell'infelice; il vostro cuore è troppo tenero per lasciar morire di fame a vostro beneficio il povero bambino di una madre».
4) «Futuro dell'amato figlio.»
5) «Amate sorelle.»
6) «Oh, dateci ascolto: se non lo fate, tradite l'amore.»
7) «All'amore.»
8) «All'amore.»
9) «Per volontà dell'amore.»
10) «L'atto d'amore più sacro che da voi imploriamo» (guaiolando).2
c) Volgarità biblico-amena: «La femmina è destinata a partorire il figlio dell'uomo», con la quale si constata che gli uomini non possono partorire figli.
11) «Dal cuore dell'amore deve svilupparsi lo spirito santo della comunità.»
d) Ave Maria episodica: «Benedette, tre volte benedette siete voi donne, che siete chiamate a dare la prima benedizione al regno della felicità, da lungo tempo promesso».
12) «Amate sorelle.»
13) «Invece dell'amore, odio» (antitesi tra società borghese e comunista).
14) «Voi amate.»
15) «Innalzare l'amore sul trono.»
16) «Uomini attivi nella comunità amorosa.»
17) «Autentiche vestali dell'amore.»
e) Parentesi estetica: «se la vostra anima fremente non ha ancora disimparato il bel volo)) (un pezzo di bravura la cui realizzabilità deve essere dimostrata).
18) «Il mondo dell'amore.»
19) «Regno dell'odio e regno dell'amore.»
f) Alle donne si vuol far credere: «E per questo anche nella politica avete un peso molto importante. Basta che usiate la vostra influenza e tutto il vecchio regno dell'odio cade a pezzi per lasciare il posto al nuovo regno dell'amore».
g)Fanfara filosofica per frastornare la riflessione: «Meta finale dell'agire dell'umanità intera è di godere serenamente se stessa in eterno».
20) «Il vostro amore.» In questo caso si chiede alle donne che il loro amore non sia «troppo piccolo, per abbracciare tutti gli uomini con lo stesso trasporto». Richiesta tanto disdicevole quanto esagerata.
h) Fuga: «Che migliaia e migliaia di orfani abbandonati vengono offerti all'atroce assassinio della situazione». In che cosa consiste qui l'atrocità? Nel fatto che gli «orfani» assassinano la «situazione» o che la «situazione» assassina gli «orfani»?
i) Rivelazione della politica neocomunista: «Noi non vogliamo mettere le mani sulla proprietà privata di nessuno; lo strozzino può tenersi ciò che ha; vogliamo solo prevenire l'ulteriore rapina dei beni del popolo e impedire che il capitale continui a depredare della sua legittima proprietà il lavoro». Questo fine si deve conseguire in questo modo: «Ogni povero, non appena gli verrà offerta la possibilità di essere attivo nella produzione, sarà per ciò stesso trasformato in un membro necessario della società umana». (Allora nessuno si guadagna nei confronti della «società umana» meriti più grandi dei capitalisti, anche di quelli di New York, contro i quali Kriege tuona così violentemente.) «Ma questa [possibilità] gli è offerta una volta per sempre, non appena la società gli dia un pezzo di terra sul quale egli possa sfamarsi con la sua famiglia... Se questa superficie immensa (i 1400 milioni di acri del demanio statale americano) viene sottratta al commercio e garantita in quantità circoscritte al lavoro, d'un sol colpo si mette fine a tutta la miseria dell'America, poiché ciascuno riceve la possibilità di crearsi con le proprie mani un bene intoccabile.» Ci si sarebbe aspettati che Kriege capisse che non è in potere dei legislatori di ostacolare, attraverso decreti, lo sviluppo della condizione patriarcale desiderata da Kriege in una condizione industriale, o di respingere nella barbarie patriarcale gli stati della costa orientale degli Stati Uniti, progrediti nell'industria e nel commercio. Nel frattempo, per quando si saranno realizzati gli splendori sopra descritti, Kriege prepara questa predica da parroco di campagna: «E allora potremo insegnare agli uomini ad abitare in pace l'uno accanto all'altro, e alleviare l'uno all'altro il peso e la fatica della vita, e:
21) edificare al cielo dell'amore le sue prime dimore in terra» (su appezzamenti di 160 acri).
Kriege conclude il suo appello alle donne sposate come segue : «Prima di tutto rivolgetevi agli
22) uomini da voi amati,
scongiurateli di lasciare la vecchia politica.., mostrate loro i loro figli, supplicateli in loro nome (dei pargoli) d'intendere ragione». In secondo luogo alle «vergini»: «Fate in modo che per
23) i vostri innamorati
la liberazione della terra sia la pietra di paragone del
loro valore umano, e non fidatevi del
24) loro amore
fintanto che non abbiano giurato per l'umanità». (Che cosa significherà?) Se le vergini si comportano così, egli assicura loro che i loro figli
25) «diventeranno amorosi
come loro» (cioè «gli uccelli del cielo»), e finisce
ritornello ripetendo:
26) «autentiche vestali dell'amore», «grande regno della comunità» e «benedizione».
27) «Esso» (il grande spirito della comunità) «fiammeggia come fuoco dell'amore dall'occhio del fratello.»
28)«Che cosa è una donna senza l'uomo che essa possa amare, al quale affidare senza riserve la sua anima fremente?»
29) «Unire in amore tutti gli esseri umani.»
30) «L'amore materno...»
31) «L'amore umano...»
32) «Tutti i primi accenti dell'amore...»
33) «I raggi dell'amore.»
k) Lo scopo del comunismo è: «sottoporre tutta la vita dell'umanità ai suoi battiti» (del cuore sensibile).
34)«La melodia dell'amore fugge il tintinnio del denaro.»
35) «Con amore e dedizione si può realizzare tutto.»
Dunque in questo solo numero abbiamo l'amore, a dir poco, in trentacinque forme. Questo farneticante discorso sull'amore trova la sua corrispondenza nel fatto che Kriege, nella Risposta a Solita e altrove, rappresenta il comunismo come l'opposto amorevole dell'egoismo e riduce un movimento rivoluzionario di portata storica universale a poche parole: amore-odio, comunismo-egoismo. Rientra in questo contesto la viltà con cui prima ha lusingato lo strozzino garantendogli di lasciargli quel che già possiede, più avanti protestando di non voler «distruggere», ma «soltanto appagare i ben noti sentimenti della vita familiare, del patriottismo, della nazionalità». Questa vile e falsa rappresentazione del comunismo non come «distruzione», ma come «appagamento» dei cattivi rapporti esistenti e delle illusioni che se ne fanno i borghesi, si trova in tutti i numeri del «Volks-Tribun». La posizione che esso assume nelle discussioni con i politici è coerente con questa falsità e viltà. Esso riconosce (n. 10) che si pecca contro il comunismo se si scrive contro visionari politici cattolicheggianti come Lamennais e Börne, cosicché anche uomini come Proudhon, Cabet, Dézamy e, in una parola, tutti i comunisti francesi sono solamente individui «che si dicono comunisti». Kriege avrebbe già dovuto capirlo in Germania, a Bruxelles e a Londra che i comunisti tedeschi sono andati oltre Börne così come i francesi sono andati oltre Lamennais.
Che Kriege stesso rifletta sull'effetto debilitante che questo delirio amoroso produrrà sui due sessi, e sull'isterismo e la clorosi che esso provocherà in massa tra le «vergini».
Noi riconosciamo pienamente come storicamente giustificato il movimento dei riformatori nazionali americani. Noi sappiamo che questo movimento mira a un risultato che per brevissimo tempo potrà sì favorire l'industrialismo della moderna società borghese, ma che, per le sue stesse conseguenze, in quanto prodotto di un movimento proletario, in quanto attacco alla proprietà terriera in generale e specificamente nelle condizioni esistenti in America, trascinerà necessariamente verso il comunismo. Kriege, che ha dato la sua adesione al movimento «Anti-Rent» insieme ai comunisti tedeschi di New York, sovrappone a questa esile realtà di fatto le sue tradizionali frasi comuniste ed esaltate, senza mai riflettere sul contenuto positivo del movimento, e dimostra perciò di non avere affatto chiaro il rapporto che esiste tra la Giovane America e la situazione americana. Oltre ai singoli brani già citati occasionalmente, vogliamo far vedere con un esempio come egli travolge con il suo entusiasmo umanitario una parcellizzazione della proprietà fondiaria su scala americana.
Nel n. 10, Ciò che noi vogliamo, si legge:
Essi — ciοè i riformatori nazionali americani — definiscono la terra patrimonio comune di tutti gli uomini... e vogliono che, attraverso il potere legislativo del popolo, vengano adottate misure tali da conservare a tutta l'umanità, come bene comune inalienabile, i 1400 milioni di acri che non sono ancora caduti nelle mani di avidi speculatori.
Per «conservare a tutta l'umanità» questo «patrimonio comune» nella sua caratteristica di cοmunanza, questo «bene comune inalienabile», egli fa suo il programma dei riformatori nazionali: mettere a disposizione di ogni contadino, di qualunque paese sia, per il suo sostentamento, 160 acri di terra americana οppure, come dice nel n. 14, Risposta a Conze:
Di questo bene del popolo, ancora intatto, nessuno deve possederne pia di 160 acri, e questi soltanto se li lavora da sé.
La terra deve dunque rimanere «bene comune inalienabile», e cioè di tutta l'umanità per il fatto che si comincia immediatamente a dividerla; qui Kriege si illude di poter proibire le inevitabili conseguenze di questa divisione: concentrazione, progresso industriale ecc., per mezzo di leggi. Per lui 160 acri sono una misura che rimane sempre identica, come se il suo valore non variasse secondo la qualità. I «contadini», anche se non scambieranno i terreni, saranno tuttavia costretti a scambiare, fra loro e con altri, i loro prodotti, e quando si arriverà a questo, ci si renderà ben presto conto che un «contadino» anche senza capitale, solo grazie al suo lavoro e alla maggiore produttività iniziale dei suoi 160 acri, ridurrà di nuovo l'altro a proprio servo. Allora non è la stessa cosa se «cadono nelle mani di avidi speculatori» «il terreno» o i prodotti del terreno?
Consideriamo per un attimo seriamente il regalo che Kriege fa all'umanità.
1400 milioni di acri devono essere «conservati a tutta l'umanità come bene comune inalienabile». E così spettano a ogni «contadino» 160 acri. Questo ci permette di calcolare l'entità di «tutta l'umanità» di Kriege: esattamente 8 e 3/4 milioni di «contadini», i quali, essendo ciascuno capo di una famiglia di cinque persone, rappresentano complessivamente una massa di 43 e 3/4 milioni di persone. Possiamo anche calcolare la durata di «tutta l'eternità» durante la quale «il proletariato nella sua qualità di genere umano» può «pretendere tutta la terra», almeno degli Stati Uniti. Nel caso in cui la popolazione degli Stati Uniti crescesse con lo stesso ritmo mantenuto finora (cioè si raddoppiasse in 25 anni), «tutta l'eternità» non durerebbe neppure 40 anni; in questo tempo i 1400 milioni di acri vengono occupati e per la generazione successiva non c'è più nulla da «pretendere». Però, dal momento che l'assegnazione delle terre provocherebbe un grosso aumento dell'immigrazione, l'«eternità» di Kriege potrebbe finire molto prima. E questo tanto più se si considera che la terra per 44 milioni di persone non costituirebbe uno sbocco sufficiente nemmeno per il pauperismo ora esistente in Europa, perché un europeo su dieci è povero e le isole britanniche da sole ne fornirebbero 7 milioni. Una analoga ingenuità economica si trova nel n. 13, Alle donne, dove Kriege ritiene che se la città di New York distribuisse i suoi 52 000 acri di Long Island, questo basterebbe per eliminare a New York, «d'un sol colpo» e per sempre, il pauperismo, la miseria e la delinquenza.
Se Kriege avesse giudicato il movimento per la libertà della terra come una prima forma del movimento proletario, resa necessaria in circostanze determinate, come un movimento che, per le condizioni di vita della classe dalla quale esso ha origine, deve inevitabilmente svilupparsi in un movimento comunista, se avesse fatto vedere che in America le tendenze comuniste originariamente dovevano manifestarsi sotto questa forma agraria in apparenza avversa a ogni comunismo, in questo caso non ci sarebbe stato niente da dire. Così, invece, egli afferma che una forma di movimento, certamente ancora subalterna, di uomini reali e determinati, è uno scopo dell'umanità, la definisce — in malafede — come lo scopο finale e supremo di tutto il movimento in generale e fa perciò degli scopi determinati del movimento una pura ed esaltata assurdità.
Malgrado ciò, nello stesso articolo (n. 10) egli continua a intonare tranquillamente il suo canto trionfale:
Così i vecchi sogni degli europei sarebbero finalmente realizzati: su questa riva dell'oceano verrebbe loro offerta una terra che essi dovrebbero soltanto occupare e far fruttare col lavoro delle loro braccia per poter gridare con orgoglio a tutti i despoti del mondo:
Questa è la mia capanna,
Che voi non avete costruito,
Questo è il mio focolare
Le cui braci voi m'invidiate.
Avrebbe potuto aggiungere: questo è il mio mucchio di letame, che abbiamo prodotto io, mia moglie, il bambino, il servo, la serva e il bestiame. Ma chi sono questi europei i cui «sogni» sono qui realizzati? Non gli operai comunisti, ma commercianti e maestri artigiani falliti, o piccoli agricoltori in miseria, che in America sperano nella fortuna per diventare nuovamente piccoli borghesi e contadini. E che desiderio è mai quello che dovrebbe essere soddisfatto con i 1400 milioni di acri? Nulla più che il desiderio di trasformare tutti gli uomini in proprietari privati, un desiderio realizzabile e comunista come quello di trasformare tutti gli uomini in imperatori, re e papi. Come saggio finale del concetto che Kriege ha dei movimenti comunisti-rivoluzionari e delle condizioni economiche, possiamo citare anche la seguente frase:
Ognuno dovrebbe imparare di ogni mestiere almeno quel tanto che gli sarebbe necessario per cavarsela da solo per un certo periodo di tempo, in caso di bisogno, se un fato avverso lo strappasse alla società umana.
E certamente molto più facile «effondere» «amore» e «dedizione» che interessarsi dello sviluppo di condizioni reali e di problemi pratici.
n. 13 del «Volks-Tribun» : Risposta a Solita.
1) Kriege afferma qui di non essere «abituato a fare acrobazie logiche sulla corda nel deserto brullo dell'astrazione». Da ogni numero del «Volks-Tribun» traspare che egli certamente non è «logico», ma che ciononostante «fa acrobazie sulla corda» intrecciata di frasi filosofiche e beatamente amorose.
2) La tesi che «il singolo vive individualmente» (che è già un nonsenso) viene espressa da Kriege nella seguente alogica «acrobazia»: «finché la specie umana trova comunque ancora la sua rappresentazione in individui»,
3) dipenderebbe dal «compiacimento» dello «spirito creatore dell'umanità», che non esiste in nessun luogo, «di mettere fine alla situazione attuale».
4) Questo, di conseguenza, è l'ideale dell'uomo comunista: «Egli porta il marchio della specie» (e chi non lo fa da sé già adesso?), «determina i propri scopi secondo gli scopi della specie» (come se la specie fosse una persona che possa avere degli scopi) «e cerca per questo di appartenere interamente solo a se stesso per potersi abbandonare alla specie con tutto ciò che egli è e che potrà essere» (completa abnegazione e autonegazione davanti a un'immaginaria fantasmagoria).
5) La posizione del singolo individuo nei confronti della specie viene definita anche nella seguente esaltata assurdità: «Noi e la nostra attività particolare siamo solamente sintomi del grande movimento che avviene nel più profondo dell'umanità». «Nel più profondo dell'umanità»: che cosa significa? Secondo questa frase, dunque, gli uomini reali sono solamente «sintomi», indizi di un «movimento» che si svolge «nel più profondo» di un fantasma nato dal pensiero.
6) Questo parroco di campagna trasforma la lotta per la società comunista nella «ricerca di quel grande spirito della comunità». Questo «grande spirito» egli lo lascia «spumeggiare bello e pieno dal calice della comunione» e «fiammeggiare come lo spirito santo dall'occhio del fratello».
Trasformato così il movimento comunista rivoluzionario nella «ricerca» dello spirito santo e della santa eucaristia, ovviamente Kriege può anche affermare che questo spirito «vuole soltanto venire riconosciuto, per unire in amore tutti gli uomini».
7) Questo esito metafisico è preceduto da questo scambio tra comunismo e comunione: «Lo spirito che vince il mondo, lo spirito signore della tempesta e della bufera (!!!!), lo spirito che risana i ciechi e i lebbrosi, lo spirito che dà a tutti gli uomini da bere un solo vino» (noi preferiamo averne tipi diversi) «e da mangiare un solo pane» (i comunisti francesi e inglesi hanno maggiori esigenze), «lo spirito che è eterno e onnipresente, è lo spirito della comunità». Se questo «spirito» è «eterno e onnipresente» non si capisce proprio per quale motivo, secondo Kriege, la proprietà privata ha potuto sopravvivere così a lungo. È ovvio, esso non era «riconosciuto» e quindi era «eterno e onnipresente» soltanto nella sua propria immaginazione.
Qui dunque, in nome del comunismo, Kriege predica la vecchia fantasia religiosa e tedesco-filosofica che è in contraddizione diretta con il comunismo. La fede, e precisamente la fede nello «spirito santo della comunità», è l'ultima cosa che ci vuole per la realizzazione del comunismo.
Naturalmente le chiacchiere amorose di Kriege e la sua opposizione all'egoismo non sono altro che rivelazioni esagerate di un animo che si è interamente disciolto nella religione. Vedremo come Kriege, che in Europa si era sempre spacciato per ateo, qui cerca di contrabbandare tutte le infamie del cristianesimo sotto l'insegna del comunismo e finisce, con assoluta consequenzialità, con l'automortificazione dell'uomo.
n. 10. Gli articoli Ciò che noi vogliamo e H. Kriege a Harro Harring definiscono lo scopo della lotta comunista:
1)«La religione dell'amore trasformata in una verità e la tanto desiderata comunità degli abitanti del cielo in una realtà.» Che questi fanatismi cristiani sono soltanto l'espressione fantastica del mondo reale e che quindi la loro «realtà» esiste già nella cattiva situazione di questo mondo reale, Kriege lo ignora.
2) Noi chiediamo, «in nome di quella religione dell'amore, che l'affamato riceva cibo, l'assetato bevanda, il nudo vesti.» Questa richiesta è già stata ripetuta fino alla nausea da 1800 anni, senza ottenere il più piccolo successo.
3) «Noi insegnamo a praticare l'amore» per
4) «ricevere amore.»
5) «In questo regno dell'amore non possono abitare demoni.»
6) «Il suo» (dell'uomo) «più sacro bisogno è di sciogliersi con tutta la sua individualità nella società degli esseri che si amano, di fronte ai quali egli può perseverare solo nel
7) suo amore sconfinato.» Si potrebbe credere che con questa assenza di confini la teoria dell'amore avesse raggiunto la sua più alta cima, così alta che non si può andare oltre con il pensiero; invece si va anche più in alto.
8) «Questa calda effusione dell'amore, questa dedizione a tutti, questo impulso divino verso la comunità è solo la religione più intima del comunista, alla quale manca soltanto un mondo corrispondente al di fuori per esternarsi nella piena vita umana.» Tuttavia, il «mondo esterno» di adesso sembra del tutto sufficiente perché Kriege possa «esternare» con la più grande ampiezza la sua «religione più intima», il suo «impulso divino», la sua «dedizione a tutti» e la sua «calda effusione» nella sua «piena vita umana».
9) «Non abbiamo forse il diritto di prendere in considerazione i desideri a lungo soffocati del cuore religioso e di scendere in campo in nome dei poveri, degli infelici, dei reietti, per la realizzazione finale del bel regno dell'amore fraterno?» Kriege scende in campo non per prendere in considerazione i desideri del cuore reale, profano, ma quelli del cuore religioso, non quelli del cuore afflitto dal bisogno concreto, ma quelli del cuore pieno di beate fantasticherie. Egli dà subito prova del suo «cuore religioso» scendendo in campo come un prete, in nome altrui, cioè in nome dei «poveri», e in modo tale da far chiaramente capire che lui, per parte sua, non ha bisogno del comunismo, che scende in campo per pura abnegazione, generosa, piena di dedizione, struggente, per i «poveri, infelici, reietti» che hanno bisogno di lui; è un nobile sentimento che gonfia il petto del galantuomo nei momenti bui e solitari e lo ripaga di tutte le pene di questo brutto mondo.
10) Kriege termina la sua predica: «Chi non appoggia un tale partito, può essere a ragione considerato come nemico dell'umanità». Queste parole intolleranti sembrano contraddire la «dedizione a tutti», la «religione dell'amore» nei confronti di tutti. È invece una conclusione del tutto conseguente per questa nuova religione, che come tutte le altre odia e perseguita a morte tutti i suoi nemici. Il nemico del partito viene coerentemente trasformato in un eretico: da nemico del partito che esiste realmente, con il quale si lotta, viene trasformato in un peccatore che offende l'umanità, la quale esiste solo nell'immaginazione, e che deve essere punito.
11) Nella lettera a Harro Harring si legge: «Noi vogliamo indurre tutti i poveri del mondo alla rivolta contro Mammona, sotto la cui frusta essi sono condannati a pene mortali, e quando avremo abbattuto dal suo antico trono il terribile tiranno, allora vogliamo unire l'umanità con l'amore, allora vogliamo insegnarle a lavorare in comune e a godere in comune, in modo che si realizzi finalmente il regno della gioia, da lungo tempo promesso». Per andare in collera contro la moderna dominazione del denaro, egli deve prima trasformarla nell'idolo di Mammona. Quest'idolo verrà abbattuto : ma in che modo, noi non riusciamo a saperlo; il movimento rivoluzionario del proletariato di tutti i paesi si riduce a una rivolta. E quando l'idolo sarà abbattuto, allora verranno i profeti, i «noi» che «insegnano» ai proletari ciò che ancora devono fare. Questi profeti «insegnano» ai loro discepoli, che qui appaiono stranamente ignoranti sui loro stessi interessi, come «devono lavorare e godere in comune», e non perché essi «lavorino e godano in comune», ma solo perché la Scrittura sia adempiuta e alcuni visionari di 1800 anni orsono non abbiano profetizzato inutilmente. Questo modo di profetizzare si ripete anche altrove, per esempio:
n. 8: Che cos'è il proletariato? e Andreas Dietsch:
a) «Proletari è giunta l'ora della vostra redenzione»,
b) «Migliaia di cuori battevano esultanti verso il grande giorno della promessa», cioè di quel grande regno dell'amore... «per il tanto atteso regno dell'amore».
c) n. 12: Risposta a Koch, l'antipapa:
«Già il vangelo dell'infinita redenzione del mondo palpita di occhio in occhio», e — perfino — «di mano in mano». Questo miracolo del «vangelo palpitante», questa assurdità dell'«infinita redenzione del mondo» corrisponde interamente all'altro miracolo, cioè che le profezie dei vecchi evangelisti, da lungo tempo dimenticate, si avverano inaspettatamente per mezzo di Kriege.
12) In quest'ottica religiosa la soluzione di tutti i problemi reali può consistere soltanto in alcune immagini fanatico-religiose, atte a turbare tutti i sensi, in alcune etichette ampollose come «umanità», «genere umano», «specie» ecc., e nella trasformazione di ogni fatto reale in una frase fantastica. Questo appare particolarmente evidente nell'articolo Che cos'è il proletariato? (n. 8). A questa domanda viene risposto: «Il proletariato è l'umanità», menzogna deliberata, secondo la quale i comunisti si apprestano a eliminare l'umanità. Questa risposta, l'«umanità», dovrebbe essere la stessa che Sieyès dette alla domanda: che cos'è il tiers-état? Ciò dimostra come Kriege deformi i fatti storici. E lo dimostra una volta di più quando rende bigotto il movimento americano «Anti-Rent»: «E che cosa accadrebbe, infine, se poi questo proletariato, nella sua qualità di umanità» (necessaria maschera di carattere con la quale esso deve comparire: poco prima il proletariato era umanità, ora l'umanità è solo una qualità del proletariato), «reclamasse per tutta l'eternità la terra intera, come suo possesso incontestabile?» Si vede come anche un movimento pratico ed estremamente semplice si trasformi in vuote frasi come «umanità», «possesso incontestabile», «tutta l'eternità ecc., e quindi possa accontentarsi di un semplice «reclamo». A parte le parole d'ordine consuete come «proscritti» ecc., alle quali si associa anche il religioso «dannati», tutte le comunicazioni di Kriege sul proletariato si limitano alle seguenti immagini mitologico-bibliche:
«Il Prometeo incatenato»,
«l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo»,
«l'ebreo errante»,
e infine egli pone la singolare domanda: «Deve dunque l'umanità vagare in eterno sulla terra, come un vagabondo senza patria?» Eppure per lui proprio l'insediamento definitivo ed esclusivo di una parte dell'umanità sulla terra è una spina nel fianco!
13) La religione krieghiana mostra la sua punta decisiva nel seguente passo: «Noi dobbiamo fare anche più che provvedere al nostro io straccione, noi apparteniamo all'umanità». Con questo infame e ripugnante servilismo verso un'«umanità» separata e diversa dall'«io», il quale dunque è una finzione metafisica e in lui anche religiosa, con questa mortificazione servile e certo estremamente «stracciona», questa religione si conclude come ogni altra. Una tale dottrina, che predica la voluttà della bassezza e il disprezzo di se stessi, è proprio adatta per frati coraggiosi, ma non per uomini energici, soprattutto in un periodo di lotta. Ci manca solo che questi coraggiosi frati castrino il loro «io straccione» dimostrando così a sufficienza la loro fiducia nella capacità dell'«umanità» di autogenerarsi! Se Kriege non sa offrire niente di meglio che questi sentimentalismi penosamente arzigogolati, sarebbe certo più saggio se non facesse altro che tradurre, su ogni numero del «Volks-Tribun», il suo «padre Lamennais».
Le lamentose richieste di lavoro che compaiono quasi su ogni numero del «Volks-Tribun» dimostrano quali risultati pratici abbia questa religione krieghiana della pietà e dell'abnegazione infinite. Per esempio nel n. 8 leggiamo:
Lavoro! Lavoro! Lavoro!
Non c'è qualcuno, tra tutti i saggi signori, che non ritenga fatica inutile provvedere di che sfamarsi a brave famiglie e salvare dalla povertà e dalla disperazione dei giovani senza mezzi? Prima di tutto c'è Johann Stern del Mecklemburgo, ancora senza lavoro, che pure non chiede altro che sfacchinare a vantaggio di un capitalista e mettere insieme pane sufficiente per mantenersi al lavoro. È forse chieder troppo, nella società civile? C'è poi Karl Gescheidtle del Baden, un giovane con eccellenti doti naturali e non senza istruzione superiore; ha uno sguardo così onesto, così buono, ne garantisco, è l'onestà fatta persona... Anche un vecchio e altri giovani supplicano di avere un lavoro per il pane quotidiano. Chi può aiutarli non indugi più, o la sua coscienza un giorno, quando ne avrà più bisogno, non lo lascerà dormire. Ovviamente, voi potete dire: sono migliaia quelli che chiedono invano lavoro, e noi non possiamo aiutare tutti. Invece voi potete farlo, ma siete schiavi dell'egoismo e non avete cuore per fare qualche cosa. Ma anche se non volete aiutare tutti, fate perlomeno vedere che avete ancora un po' di sentimento umano e, per quanto vi è possibile, aiutatene alcuni
.Naturalmente, se volessero potrebbero aiutarne più di quel che è loro possibile. Questa è la pratica, l'esercizio concreto dell'autonegazione e dell'avvilimento insegnato da questa religione moderna.
Dai brani citati è già necessariamente messo in evidenza quale sia la posizione personale che Kriege assume sul suo giornale; sarà quindi sufficiente mettere in rilievo soltanto alcuni punti.
Kriege si atteggia a profeta e quindi, necessariamente, a emissario di una lega segreta degli Esseni, la Lega della giustizia. Se dunque egli non parla in nome degli «oppressi», parla in nome della «giustizia», che però non è la giustizia ordinaria, ma la giustizia della Lega della giustizia. Egli non mistifica soltanto se stesso, ma mistifica anche la storia. Non conoscendo lo sviluppo storico reale del comunismo nei diversi paesi d'Europa, egli lo travisa facendo risalire la nascita e gli sviluppi del comunismo a complotti fantastici, romanzeschi e falsi di questa lega degli Esseni. Si leggano a questo riguardo tutti i numeri e particolarmente la risposta a Harro Harring, dove vengono riportate persino le più pazzesche fantasie sulla potenza di questa lega.
Kriege, quale genuino apostolo dell'amore, prima di tutto si rivolge alle donne, alle quali non attribuisce l'ignominia di poter resistere a un cuore assetato d'amore, poi agli agitatori venuti prima di lui, in maniera «filiale e conciliante» — come «figlio», come «fratello», come «fratello in spirito» — e infine come uomo ai ricchi. Appena arrivato a New York egli invia circolari a tutti i ricchi commercianti tedeschi, punta loro al petto il fucile dell'amore, sta bene attento a non chiarire ciò che desidera da loro, si firma di volta in volta «Un Uomo», «Un Filantropo», «Un Folle», e, «lo credereste amici?», nessuno presta ascolto alle sue chiassose pagliacciate. Tranne a lui, la cosa non fa meraviglia a nessuno. Le note frasi d'amore, già citate, qualche volta sono insaporite da interiezioni come (n. 12, Risposta a Koch): «Evviva! Viva la comunità, viva l'eguaglianza, viva l'amore!». Egli è capace di spiegare i problemi e i dubbi pratici (cfr. n. 14. Risposta a Conze) soltanto con la malvagità e l'ottusità volute. Da vero profeta e rivelatore dell'amore egli dà sfogo a tutta l'irritazione isterica di un'anima pia e delusa contro i bestemmiatori, gli increduli e gli uomini del vecchio mondo, che non si lasciano trasformare dal suo dolce furore amoroso in «beati abitatori del cielo», come per incanto. Con questo umore insoddisfatto e sentimentale egli grida loro (n. 11, sotto l'etichetta Primavera): «Voi che oggi ci dileggiate, diventerete presto credenti: sappiate infatti che verrà la primavera».
1. tentativo di conquistarsi la benevolenza.↩
2. le parole incluse tra parentesi tonde, qui e in seguito, sono di Marx e Engels.↩
30. ↩
31. ↩
32. ↩
Ultima modifica 2021.04.10