[ Indice de Il socialismo e la guerra ]
Gli "economisti" e la vecchia "Iskra" (1894-1903)
Il menscevismo e il bolscevismo (1903-1908)
Il marxismo ed il liquidatorismo (1908-1914)
Il marxismo e il socialsciovinismo (1914-1915)
La situazione attuale della socialdemocrazia della Russia
La tattica ora esposta del POSDR in relazione alla guerra rappresenta il risultato inevitabile del trentennale sviluppo della socialdemocrazia in Russia: impossibile comprendere esattamente questa tattica, ed anche l'attuale situazione della socialdemocrazia nel nostro paese, senza meditare sulla storia del nostro partito. Ecco perché dobbiamo ricordare qui al lettore i fatti fondamentali di questa storia.
Come corrente ideologica, la socialdemocrazia nacque nel 1883 quando per la prima volta furono esposte sistematicamente all'estero, dal gruppo "Emancipazione del lavoro" le teorie socialdemocratiche applicate alla Russia. Fino all'inizio dell'ultimo decennio del secolo scorso, la socialdemocrazia rimase una corrente ideologica senza legami con il movimento operaio di massa della Russia. All'inizio dell'ultimo decennio del sec. XIX, il risveglio sociale, il fermento ed il movimento di scioperi fra gli operai, fecero della socialdemocrazia una forza politica attiva, indissolubilmente legata alla lotta (sia economica che politica) della classe operaia. E da questo momento incomincia la scissione in "economisti" ed "iskristi".
L'"economismo" era una corrente opportunista della socialdemocrazia russa. La sua essenza politica si riassumeva nel programma: "Agli operai la lotta economica, ai liberali la lotta politica". La sua principale base teorica era il cosiddetto "marxismo legale" o "struvismo", il quale "ammetteva" un "marxismo" completamente epurato da qualsiasi rivoluzionarismo e adattato alle esigenze della borghesia liberale. Riferendosi alla scarsa evoluzione delle masse operaie in Russia, e desiderando "andare con la massa", gli "economisti" limitavano i compiti e lo slancio del movimento operaio alla lotta economica e all'appoggio politico al liberalismo, non ponendosi nessun compito politico indipendente e nessun compito rivoluzionario.
La vecchia Iskra (1900-1903) condusse una lotta vittoriosa contro l'"economismo", in nome dei princìpi della socialdemocrazia rivoluzionaria. Tutto il fiore del proletariato cosciente stava dalla parte dell'Iskra. Qualche anno prima della rivoluzione, la socialdemocrazia adottò un programma più conseguente e più intransigente. E la lotta delle classi, la insurrezione delle masse durante la rivoluzione del 1905 confermarono questo programma. Gli "economisti" si adattavano alle masse arretrate. La Iskra educava l'avanguardia degli operai, capace di condurre avanti le masse. Gli attuali argomenti dei socialsciovinisti (sulla necessità di tener conto delle masse, sul carattere progressivo dell'imperialismo, sulle "illusioni" dei rivoluzionari, ecc.) erano stati già tutti impiegati dagli economisti. Il rimaneggiamento opportunista del marxismo, sotto il nome di "struvismo" era ben noto venti anni fa alla Russia socialdemocratica.
L'epoca della rivoluzione democratica borghese generò nella socialdemocrazia una nuova lotta di tendenze, che era una diretta continuazione della precedente. L'"economismo" si trasformò in "menscevismo"; la tattica rivoluzionaria, difesa dalla vecchia Iskra, generò il bolscevismo.
Negli anni tempestosi 1905-1907, il menscevismo era una corrente opportunista, che era sostenuta dalla borghesia liberale e che introduceva nel movimento operaio le tendenze borghesi liberali. La sua essenza consisteva nell'adattare la lotta di classe operaia al liberalismo. Il bolscevismo, al contrario, pose agli operai socialdemocratici il compito di elevare la massa contadina democratica alla lotta rivoluzionaria, contro i tentennamenti e i tradimenti del liberalismo. E nel periodo della rivoluzione le masse operaie, come riconobbero più volte gli stessi menscevichi, furono con i bolscevichi in tutte le azioni più importanti.
La rivoluzione del 1905 collaudò, rafforzò, approfondì e temprò la tattica socialdemocratica rivoluzionaria intransigente in Russia. L'azione aperta delle classi e dei partiti mise ripetutamente in luce il legame dell'opportunismo socialdemocratico ("menscevismo") con il liberalismo.
Il periodo controrivoluzionario pose di nuovo all'ordine del giorno, in forma completamente nuova, il problema della tattica opportunista e della tattica rivoluzionaria della socialdemocrazia. La principale corrente del menscevismo, malgrado le proteste di molti fra i suoi migliori rappresentanti, generò la corrente del liquidatorismo, la rinunzia alla lotta per una nuova rivoluzione in Russia, all'organizzazione ed al lavoro illegale, l'irrisione sprezzante dell'attività "clandestina", della parola d'ordine della repubblica, ecc. Sotto forma di gruppo di pubblicisti legali della rivista Nascia Zarià (Potresov, Cerevanin, ecc.) si formò un nucleo indipendente dal vecchio partito socialdemocratico, sostenuto, esaltato, accarezzato in mille modi dalla borghesia liberale della Russia, desiderosa di disabituare gli operai dalla lotta rivoluzionaria.
La conferenza del POSDR del gennaio 1912, che riorganizzò il partito nonostante la furiosa ostilità di tutta una serie di gruppi e gruppetti esteri, escluse dal partito questo gruppo di opportunisti. Per più di due anni (dall'inizio del 1912 alla metà del 1914) ci fu un'ostinata lotta di due partiti socialdemocratici: il Comitato centrale, eletto nel gennaio 1912, ed il "Comitato d'organizzazione", il quale non riconosceva la Conferenza di gennaio e voleva riorganizzare il partito in modo diverso, conservando l'unità col gruppo Nascia Zarià. Fra i due giornali quotidiani operai (la Pravda [1] e il Luc [2] ed i loro successori) e fra i due gruppi socialdemocratici alla IV Duma (il "gruppo operaio socialdemocratico", dei pravdisti o marxisti, ed il "gruppo socialdemocratico" dei liquidatori, con a capo Ckheidze), si svolse una lotta ostinata.
Difendendo le giuste tradizioni rivoluzionarie del partito, sostenendo l'iniziata ascesa del movimento operaio (specialmente dopo la primavera del 1912), unendo organizzazione legale ed illegale, stampa e agitazione, i "pravdisti" raccolsero intorno a sé la schiacciante maggioranza della classe operaia cosciente, mentre i liquidatori, agendo come forza politica esclusivamente per mezzo del gruppo della Nascia Zarià, si appoggiavano ai molteplici aiuti degli elementi liberali borghesi.
Le pubbliche sottoscrizioni dei gruppi operai ai giornali dei due partiti (essendo allora quella, per i socialdemocratici, la forma di pagamento delle quote adatta alle condizioni russe e l'unica liberamente ammessa, controllata da tutti) confermarono in modo evidente la base proletaria della forza e dell'influenza dei "pravdisti" (marxisti), e la base borghese liberale dei liquidatori (e del loro "Comitato d'organizzazione"). Ecco qualche dato su quei versamenti pubblicati particolareggiatamente nel libro Marxismo e liquidatorismo [3], riassunti nel giornale socialdemocratico tedesco Leipziger Volkszeitung del 21 luglio 1914.
Numero e importo dei versamenti fatti ai quotidiani marxisti (pravdisti) e liquidatori di Pietroburgo, dal 1° gennaio al 13 maggio 1914:
Gli "economisti" e la vecchia "Iskra" (1894-1903)
Il menscevismo e il bolscevismo (1903-1908)
Il marxismo ed il liquidatorismo (1908-1914)
pravdisti | liquidatori | |||
n. dei versamenti | importo (rubli) | n. dei versamenti | importo (rubli) | |
dai gruppi operai | 2.873 | 18.934 | 671 | 5.296 |
non da gruppi operai | 713 | 2.650 | 453 | 6.760 |
In questo modo, il nostro partito ha raccolto, nel 1914, i 4/5 degli operai coscienti della Russia intorno alla tattica socialdemocratica rivoluzionaria. Per tutto il 1913, il numero dei versamenti da parte dei gruppi di operai era stato di 2.181 per i pravdisti e di 661 per i liquidatori. Dal 1° gennaio al 13 maggio 1914 si ottiene la somma: 5.054 versamenti dei gruppi di operai ai "pravdisti" (cioè al nostro partito) e 1.332, cioè il 20,8 per cento, ai liquidatori.
La grande guerra europea del 1914-1915 ha dato a tutti i socialdemocratici europei, ed anche a quelli russi, la possibilità di mettere alla prova la loro tattica in una crisi di dimensioni mondiali. Il carattere reazionario, rapinatore, schiavista della guerra da parte dello zarismo è incomparabilmente più evidente che da parte degli altri governi. Ciò nonostante, il gruppo fondamentale dei liquidatori (l'unico, all'infuori del nostro, che abbia una seria influenza in Russia, grazie ai suoi legami con i liberali) è passato al socialsciovinismo! Questo gruppo della Nascia Zarià che, per un periodo abbastanza lungo, ha avuto il monopolio della legalità, ha condotto fra le masse la propaganda della "non opposizione alla guerra", del desiderio della vittoria della "Triplice" (ora quadruplice) Intesa, accusando di "colpe smisurate" l'imperialismo tedesco, ecc. Plekhanov, che dopo il 1903 ha dato numerose prove della sua estrema mancanza di carattere politico e del suo passaggio agli opportunisti, ha preso ancora più decisamente, la posizione lodata da tutta la stampa borghese della Russia. Plekhanov si è abbassato fino a dichiarare giusta la guerra dello zarismo ed ha concesso interviste ai giornali governativi d'Italia, per spingere quest'ultima alla guerra!
L'esattezza del nostro giudizio sul liquidatorismo e sull'esclusione del principale gruppo dei liquidatori del nostro partito, è stata, così, pienamente confermata. Il reale programma dei liquidatori ed il reale significato della loro corrente consiste adesso non soltanto nell'opportunismo in generale, ma anche nella difesa dei privilegi da grande potenza e dei profitti dei proprietari fondiari e dei borghesi grandi-russi. Questa è la tendenza della politica operaia nazional-liberale. Questa è l'unione dei piccoli borghesi radicali e di un'infima minoranza di operai privilegiati con la "propria" borghesia nazionale contro la massa del proletariato.
Come abbiamo già detto, la nostra conferenza del gennaio 1912 non è stata riconosciuta né dai liquidatori né da tutta una serie di gruppi all'estero (di Plekhanov, di Alexinski, di Trotsky ed altri), né dai cosiddetti gruppi socialdemocratici "nazionali"(cioè non grandi-russi). Gli innumerevoli biasimi, di cui essi ci hanno coperto, ripetono per lo più l'accusa di "usurpatori" e di "scissionisti". La nostra risposta è stata la presentazione di cifre esatte, obiettivamente verificabili, le quali dimostrano che il nostro partito riuniva i 4/5 degli operai coscienti della Russia. Questo non è poco, considerando tutte le difficoltà del lavoro illegale in periodo controrivoluzionario.
Se in Russia era possibile un'"unità" sulla base della tattica socialdemocratica, senza l'esclusione del gruppo Nascia Zarià, perché i nostri numerosi avversari non l'hanno realizzato nemmeno fra di loro? Dal gennaio 1912 sono passati ben tre anni e mezzo, ed in tutto questo tempo i nostri avversari non hanno saputo creare, nonostante il loro desiderio, un partito socialdemocratico contro di noi. Questo fatto è la migliore difesa del nostro partito.
Tutta la storia dei gruppi socialdemocratici, che lottano contro il nostro partito, è una storia di decadenza e di disgregazione. Nel marzo 1912, tutti, senza eccezione, si "unirono" per insultarci. Ma già nell'agosto 1912, quando fu creato contro di noi il cosiddetto "blocco di agosto", incominciò la loro disgregazione. Una parte dei gruppi si staccò da loro. Non erano in grado di costituire un partito o un Comitato centrale. Crearono appena un Comitato di organizzazione "per la costituzione dell'unità". Ma, in sostanza, questo Comitato d'organizzazione si dimostrò un impotente mascheramento del gruppo dei liquidatori in Russia. Per tutto il periodo dell'immenso incremento del movimento operaio in Russia e degli scioperi di massa del 1912-1914, l'unico gruppo di tutto il blocco d'agosto che svolgesse un lavoro fra le masse, è stato il gruppo della Nascia Zarià, la cui forza consisteva nei suoi legami con i liberali. E all'inizio del 1914, i socialdemocratici lettoni sono usciti formalmente dal "blocco d'agosto" (i socialdemocratici polacchi non ne facevano parte), e Trotsky, uno dei capi del blocco, ne è uscito in modo non formale, fondando di nuovo un gruppo a parte. Nel luglio 1914, alla Conferenza di Bruxelles, con la partecipazione del Comitato esecutivo dell'Ufficio socialista internazionale, di Kautsky e di Vandervelde, è stato creato contro di noi il cosiddetto "blocco di Bruxelles", nel quale non sono entrati i lettoni e dal quale si è subito staccata l'opposizione socialdemocratica polacca. Cominciata la guerra, questo blocco è andato in sfacelo. La Nascia Zarià, Plekhanov, Alexinski, il capo dei socialdemocratici del Caucaso, An, sono diventati socialsciovinisti aperti e diffondono l'idea che è desiderabile la sconfitta della Germania. Il Comitato d'organizzazione e il Bund [4] difendono i socialsciovinisti e i princìpi del socialsciovinismo. La frazione di Ckheidze, sebbene abbia votato contro i crediti di guerra (in Russia, perfino i democratici borghesi, i trudovikí, hanno votato contro), rimane fedele alleata alla Nascia Zarià. I nostri socialsciovinisti più spinti, Plekhanov, Alexinski e soci, sono pienamente soddisfatti della frazione di Ckheidze. A Parigi si fonda il giornale Nasce Slovo (prima Golos) [5] con la partecipazione principale di Martov e di Trotsky, desiderosi di accordare la difesa platonica dell'internazionalismo con un'incondizionata esigenza di unione con la Nascia Zairà, con il Comitato d'organizzazione o con la frazione di Ckheidze. Dopo 250 numeri, questo giornale è esso stesso costretto a riconoscere la propria decadenza. Una parte della redazione gravita verso il nostro partito, Martov rimane fedele al Comitato d'organizzazione, il quale accusa pubblicamente il Nasce Slovo di "anarchismo" (come gli opportunisti in Germania, David e soci l'Internationale Korrespondenz [6], Legien e soci, incolpano di anarchismo il compagno Liebknecht); Trotsky rende nota la sua rottura con il Comitato d'organizzazione, ma desidera stare con la frazione di Ckheidze. Ecco il programma e la tattica della frazione di Ckheidze esposta da uno dei suoi leader. Nel n. 5 del Sovriemenni Mir [7] del 1915, giornale della tendenza di Plekhanov e di Alexinski, Ckhenkeli scrive: "Dire che la socialdemocrazia tedesca era in grado di impedire l'azione militare del suo paese e non l'ha fatto, significherebbe o desiderare segretamente che essa trovi sulle barricate non soltanto la sua fine, ma anche quella della sua patria, oppure considerare le cose che abbiamo vicino attraverso il telescopio anarchico" [8].
In queste poche righe è espressa tutta l'essenza del socialsciovinismo: la giustificazione di principio dell'idea della "difesa della patria" nell'attuale guerra, la derisione, con il permesso dei censori militari, della propaganda e della preparazione della rivoluzione. Il problema non consiste affatto nel sapere se la socialdemocrazia tedesca fosse in grado di impedire la guerra, o se, in generale, dei rivoluzionari possano garantire il successo della rivoluzione. Il problema consiste nel sapere se ci si debba comportare da socialisti o se si debba davvero "soffocare" nell'abbraccio della borghesia imperialista.
La socialdemocrazia è nata in Russia prima della rivoluzione democratica borghese del nostro paese (1905), e si è rafforzata durante la rivoluzione e la controrivoluzione. Le condizioni arretrate della Russia spiegano la straordinaria esuberanza di correnti e di sfumature dell'opportunismo piccolo-borghese da noi, mentre l'influenza del marxismo in Europa e la solidità dei partiti socialdemocratici legali prima della guerra hanno fatto dei nostri liberali evoluti quasi degli adoratori di una teoria e di una socialdemocrazia "intelligente", "europea" ("non rivoluzionaria"), "legale", "marxista". La classe operaia in Russia non ha potuto crearsi il proprio partito se non con una lotta decisa, trentennale, contro le varie specie d'opportunismo. L'esperienza della guerra mondiale, che ha portato al vergognoso crollo della corrente opportunista europea e che ha rinsaldato l'unione dei nostri nazional-liberali con il liquidatorismo socialsciovinismo, ci rafforza ancor più nella convinzione che il nostro partito dovrà, anche in avvenire, procedere sul medesimo cammino conseguentemente rivoluzionario.
1. Pravda (La verità): quotidiano bolscevico sorto per iniziativa degli operai di Pietroburgo. Il primo numero uscì a Pietroburgo il 22 aprile 1912. Il 5 luglio 1913 venne soppresso dal governo e in seguito uscì con diverse testate.
2. Luc (Il raggio): quotidiano legale dei menscevichi-liquidatori, pubblicato a Pietroburgo dal settembre 1912 al luglio 1913.
3. Pubblicato a Pietroburgo nel 1914 con il sottotitolo Raccolta di articoli sulle questioni fondamentali del movimento operaio attuale. Cfr. Lenin, Opere complete, v. 20, Roma, Editori Riuniti, 1966, pp. 165-167.
4. Il Bund (Unione generale operaia ebraica in Lituania, Polonia e Russia) era un'organizzazione piccolo-borghese fondata nel 1897. Sosteneva il separatismo e il nazionalismo nel movimento operaio in Russia. Dopo la rivoluzione d'Ottobre, i bundisti, tranne un piccolo gruppo, aderirono al partito bolscevico.
5. Golos (La voce): quotidiano menscevico Trotskysta. Si pubblicò a Parigi dal 1914 al gennaio 1915. Dal gennaio 1915 fu sostituito dal Nasce Slovo (La nostra parola), che si pubblicò, sempre a Parigi, fino al settembre 1916.
6. Internationale Korrespondenz (La corrispondenza internazionale): settimanale socialsciovinista tedesco, si pubblicò a Berlino dal 1914 al 1917.
7. Sovriemenni Mir (Il mondo moderno): rivista letteraria, scientifica e politica che si pubblicò a Pietroburgo dal 1906 al 1918. Dal 1914 organo dei socialsciovinisti.
8. S.M., 1915, n. 5, p. 148. Trotsky ha dichiarato recentemente che considera suo compito rialzare l'autorità della frazione di Ckheidze nell'Internazionale. Indubbiamente Ckheidze, da parte sua, altrettanto energicamente, risolleverà nell'Internazionale l'autorità di Trotsky... (Nota di Lenin).
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Ultima modifica 24.12.2003
Il marxismo e il socialsciovinismo (1914-1915)
La situazione attuale della socialdemocrazia della Russia
I compiti del nostro partito
Note