Una nuova ascesa

Vladimir Lenin (1906)

 


Scritto il 6 maggio 1906
Le note indicate con l'asterisco sono di Lenin.
Trascritto per l'Archivio Internet dei Marxisti da Antonio Maggio - Primo Maggio, novembre 2003.
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Le prime sedute della Duma segnano l'inizio dei pogrom centoneri. L'inizio della "pacifica" via "parlamentare", che ha suscitato entusiasmo e tenerezza nei cadetti e in tutti i filistei della politica, segna l'inizio della forme più brutali, aperte e dirette della guerra civile. L'esordio del metodo "giuridico" nella soluzione dei problemi politici, mediante le schede elettorali e il computo dei voti, segna l'inizio dell'esplosione della violenza più primordiale, che risolve i problemi politici sterminando chi non è d'accordo, distruggendo (in senso letterale, per giunta: col ferro e col fuoco) gli avversari politici [*1].

È forse casuale questa coincidenza? No di certo. Ma tuttavia non basterebbe dire che è la polizia a organizzare i pogrom, a fini di provocazione, per screditare la Duma. Naturalmente, non può esservi ombra di dubbio sulla partecipazione diretta della polizia. Naturalmente, la polizia organizza e sobilla e provoca. Tutto questo è vero. Nella guerra per la vita o per la morte, che la burocrazia sta combattendo, i servitori e i fautori della burocrazia non arretrano letteralmente davanti a nessun mezzo. Ma perché mai costoro sono stati indotti proprio oggi ad applicare su larga scala tali metodi di lotta? Su questo problema bisogna riflettere per non considerare intere fasi di sviluppo della rivoluzione come il portato di una volontà particolarmente malvagia, della particolare sete di sangue e crudeltà di chi combatte.

Noi stiamo vivendo l'inizio di una nuova avanzata della società.

Il movimento dei disoccupati, il primo maggio, l'intensificarsi delle agitazioni fra i contadini, nell'esercito, i comizi, la stampa, le associazioni: tutto ciò attesta in modo inequivocabile che siamo in presenza di una ripresa rivoluzionaria. Lo sviluppo del largo movimento popolare si è lasciato alle spalle, in pochi giorni, lo slancio che si era manifestato nella vittoria elettorale dei cadetti e delle "sinistre" in genere. I cadetti sono rimasti indietro. La Duma cadetta avvizzisce, deperisce, senza essere riuscita a fiorire. Un'espressione caratteristica dell'appassimento dei nostri sterili fiori piccolo-borghesi, dello smarrimento cadetto, è stato, fra l'altro, l'articolo, del signor D. Protopopov (cadetto, membro della Duma di Stato) nella Duma di ieri. Il signor Protopopov si lamenta e guaisce: "Il paese si aspetta dalla Duma di Stato la radicale e immediata soluzione di una serie di questioni molto complesse e, anzitutto, l'immediata attuazione pratica delle attese riforme". Cercate di capire, concittadini! esclama il cadetto. Noi non abbiamo né la "bacchetta magica" né i "pieni poteri" (il cadetto dimentica di aggiungere che i pieni poteri, per il popolo non sono previsti neanche nel programma ossia nell'ideologia politica - cadetto). La Duma di Stato non è la Convenzione. E dalla bocca del cadetto erompe l'inimitabile quasi commovente ammissione del filisteo atterrito: "Solo una simile Duma-Convenzione avrebbe potuto soddisfare le esigenze di una parte cospicua della nostra società". Quel che è giusto è giusto. "Una parte cospicua", prego, le masse contadine e operaie vogliono la Convenzione, ma ricevono... la Duma dei cadetti. Poveri cadetti! Ci si poteva forse aspettare che la nuova avanzata li sorpassasse con tale rapidità e in modo così disperato per loro?

Così, la grande ripresa è il fondamento materiale sulla cui base la lotta si inasprisce in modo eccezionale, il "pacifico parlamentarismo" avvizzisce e passa in secondo piano, il giuoco, alla Costituzione viene sostituito dalla soluzione diretta dei problemi politici con l'impiego della forza. Ne deriva una ripresa dell'avanzata di ottobre, ma su una base molto più larga, con dimensioni più ampie, con una maggiore coscienza delle masse contadine e della classe operaia e (per effetto del periodo ottobre-dicembre) con un'esperienza politica incomparabilmente più vasta. In ottobre infatti le forze delle parti in lotta si bilanciavano. La vecchia autocrazia mostrava di non essere già più capace di governare il paese. Il popolo non era ancora capace di conquistare tutto il potere, che gli garantisse la completa libertà. Il manifesto del 17 ottobre è stato l'espressione giuridica di questo equilibrio delle forze. Ma tale equilibrio, che ha imposto qualche concessione al vecchio potere, costringendolo, a riconoscere sulla carta la libertà, è stato soltanto una battuta d'arresto, non la fine della lotta. Del nostro governo si diceva, in ottobre e in novembre, che "aveva scioperato", che "aveva fatto la punta" alla rivoluzione, che si era dileguato del tutto e che, atteso il momento opportuno, s'era poi gettato in una battaglia disperata, conclusasi con la sua vittoria. 1 filistei della politica, miopi come sempre, con la timidezza e con il vizzo, farisaico "idealismo" che li caratterizzano, sono indignati, disperati, adirati per l' "immoralità" di questo "sciopero" del governo, di questa "punta" alla rivoluzione. L'indignazione a niente giova in questi casi. "A la guerre comme à la guerre" In ogni guerra gli avversari, le cui forze si bilanciano, indugiano per qualche tempo, accumulano energie, si riposano, digeriscono le esperienze fatte, si preparano e poi si gettano in una nuova battaglia. Così è accaduto agli eserciti di Kuropatkin e di Oyama. Così è accaduto e accadrà sempre in ogni grande guerra civile. A la guerre comme à la guerre".

Ma la guerra civile si distingue dalla guerra tra gli Stati per la estrema complessità, indeterminatezza e imprecisione delle forze in lotta, a causa dei trapassi dall'un campo all'altro (gli ottobristi si schierano col governo, una parte dell'esercito si schiera con il popolo), a causa dell'impossibilità di tracciare una linea di demarcazione fra i "combattenti" e i "non combattenti", fra chi è incluso cioè nelle file dei combattenti e chi non lo é. Quando il governo "sciopera", quando la polizia "fa la punta", la guerra tuttavia non viene sospesa, proprio perché è una guerra civile, proprio perché all'interno della stessa popolazione vi sono i difensori interessati del vecchio potere e i fautori della libertà. Ecce perché l'attuale ripresa, che ha condotto, all'equilibrio delle forze, porta tuttavia con ferrea necessita, da un canto, a un indebolimento del governo, al suo "sciopero", a una certa ripetizione della "punta alla rivoluzione" e, dall'altro, al rinnovarsi delle forme di lotta impiegate in ottobre, novembre e dicembre. Chiunque voglia esaminare con coscienza i grandi fatti che si svolgono sotto i nostri occhi, chiunque voglia trarre un insegnamento dalla rivoluzione deve rendersi pienamente conto che queste forme di lotta sono inevitabili e deve altresì capire che cosa queste forme ci impongano.

I cadetti, inebriati delle loro vittorie elettorali, hanno scritto montagne di carta per dire che la Russia s'è avviata sulla strada del parlamentarismo. I socialdemocratici dell'ala destra del nostro partito hanno ceduto a questa suggestione. E, infatti, al congresso di unificazione del partito, dove hanno avuto la meglio, essi hanno ritirato nonostante le proteste dei socialdemocratici di sinistra, la risoluzione sulla ripresa rivoluzionaria, sulle principali forme assunte dal movimento, sui compiti del proletariato. In tal senso, si sono comportati come il signor Miliukov, che, dopo essersi domandato all'ultimo congresso dei cadetti se sia più rivoluzionario il popolo o la Duma e se la lotta rivoluzionaria, in senso stretto, sia ineluttabile, si è pavidamente affrettato a non far discutere la questione. Ma, se è naturale che un cadetto eluda questo problema non è naturale che i socialdemocratici lo imitino. E la vita già si vendica. La vita ha già fatto emergere con la forza della spontaneità quelle forme di lotta che vengono respinte in secondo piano dalla Duma e preparano un nuovo ottobre, un nuovo dicembre, senza contare affatto se noi lo vogliamo o no.

Un socialdemocratico di destra ha deriso al congresso la risoluzione dei socialdemocratici di sinistra, la quale riconosceva apertamente e con franchezza che "la forma principale del movimento non consiste oggi nel giocare alla Costituzione, ma nell'applicare invece i mezzi di ottobre-dicembre, cioè l'azione delle grandi masse che aboliscono immediatamente le vecchie leggi e i vecchi organi del potere e impiegano il nuovo potere, creato nella lotta, come uno strumento di conquista della libertà. Noi non scorgiamo oggi queste forme di lotta, ha esclamato l'oratore dei socialdemocratici di destra. Non si tratta della verità, ma di una congettura dei nostri sinistri di questi sognatori, di questi violenti, di questi anarchici. Toglietevi i vostri occhiali cadetti! - abbiamo risposto al congresso a un compagno. E allora riuscirete a vedere non solo ciò che avviene alla superficie. Vedrete che la lotta parlamentare non è la forma principale, comprenderete che le condizioni oggettive rendono inevitabili le forme extraparlamentari, le rendono appunto principali, sostanziali, radicali, decisive.

È trascorsa solo una settimana da queste polemiche congressuali.

(segue)

 

Note

*1.L'incendio della casa del popolo di Vologda da parte di una folla sobillata dalla polizia e l'attacco contro i dimostranti di Simbirsk sono i casi più sintomatici dei pogrom effettuati negli ultimi giorni.

 


Ultima modifica 18.11.2003