Testimonianza di Diodoro Siculo su Evemero


Versione e note di Leonardo Maria Battisti.

Il libro VI° è giunto frammentario, ma si può ipotizzare che tentasse di ricostruire la teogonia greca confrontando quelle dei poeti con quelle di Evemero. L'approccio razionalistico dell'evemerismo (che coglieva gli aspetti credibili delle leggende in chiave di interpretazione storica) guadagna l'assenso di Diodoro e viene attuato dove viene spiegata l'origine umana delle cosiddette divinità terrestri. Nella genealogia divina ripresa da Evemero, i principali dèi del Pantheon greco sono presentati come re evergeti, e vi trovano posto pure figure minori (titani; argonauti…) attinenti a filoni leggendari. La descrizione dell'isola di Panchea (culla degli uomini poi deificati dai greci) permette a Diodoro di legare il prediletto schema teogonico razionalista di Evemero a una tematica a lui cara (l'inaccettabilità delle forme più dure di dipendenza schiavile: l'intollerabile sfruttamento dei lavoratori nelle miniere egizie e ispaniche): in quanto lontana dal Mediterraneo, l'isola è un mondo sano della duratura homonoia tra uomini che attua la perfetta convivenza fra gli uomini caratterizzata da una società antischiavistica.


Biblioteca Storica V, 41-46 (geopolitica di Pancaia)

41.

[1] Avendo descritto le terre situate a ovest e quelle volte a nord e le isole nell'oceano, ora tratteremo le isole meridionali dell'oceano1che bagna la parte di Arabia volta all'est e confinante col Paese detto Cedrosia2.

[2] L'Arabia contiene molti villaggi e città notevoli, alcune situate su alte colline, altre edificate su poggi o in pianura; le più grandi città hanno regge munifiche, tanti abitanti e ampie proprietà3.

[3] Tutto il Paese degli Arabi abbonda di bestiame di ogni tipo, è fertile, con pascoli enormi per i grassi animali; molti fiumi scorrono nel territorio irrigandone vaste parti contribuendo alla piena maturazione dei frutti. Indi tale parte dell'Arabia, che primeggia per fertilità, ricevé un nome appropriato: Arabia Felice4.

[4] Ai confini dell'Arabia Felice bagnati dall'oceano stanno tante isole, tre delle quali vanno registrate in questo libro. La prima si chiama Iera [Sacra], ove è proibito seppellire i morti; i cui corpi, se stimati degni di sepoltura, sono portati su un'altra isola5 distante sette stadi6. Ora Iera non produce alcun frutto bensì tantissimo olibano7 (che potrebbe onorare gli dèi di tutto il mondo abitato) nonché una notevole quantità di mirra e d'ogni tipo di incenso dall'odore intenso.

[5] La natura dell'olibano e la sua preparazione è la seguente: di forma è un alberello simile all'Acacia albida egizia8; le sue foglie paiono quelle del salice; i suoi fiori sono di colore dell'oro e da essi l'olibano stilla in gocce simili a lacrime.

[6] L'albero della mirra9 pare quello del lentisco10 ma ha foglie più sottili e più fitte. La mirra stilla dalle radici (scavando via la terra) e lo fa due volte l'anno (in primavera e in estate) se è piantata in un suolo fertile. La mirra primaverile è rossa per la rugiada, quella estiva è bianca. Raccolgono pure il frutto della marrucca11 usato come cibo, bevanda, medicina per curare la dissenteria.

42.

[1] Il Paese di Iera è diviso fra i suoi abitanti, e il re prende per sé la terra migliore nonché una decima dei frutti prodotti dall'isola12. Si dice che l'estensione dell'isola sia di circa 200 stadi.

[2] L'isola è abitata dai Panchei, che inviano l'olibano e la mirra ai mercanti arabi, dai quali gli comprano altri mercanti e gli inviano in Fenicia, Celesiria13, Egitto, infine da questi luoghi sono inviati in tutto il mondo abitato.

[3] C'è un'altra grande isola, lontana 30 stadi da quella nell'oceano dell'est di cui parlavamo, e lunga molti stadi: infatti si dice che dal suo promontorio diretto verso Est sia visibile l'India benché indistinta per la grande distanza14.

[4] Pure Pancaia15 ha molte cose degne di nota. È abitata da autoctoni detti Panchei e da stranieri (Oceaniti, Indiani, Sciti e Cretesi16).

[5] Vi sorge una città notevole: Panara, nota per una felice situazione. I suoi cittadini sono detti “devoti di Zeus Trifilio17” e sono i soli abitanti di Pancaia a farsi da soli le leggi, privi di re. Ogni anno eleggono tre magistrati principali che giudicano i crimini tranne quelli capitali e affidano le questioni maggiori ai sacerdoti.

[6] A circa 60 stadi da Panara c'è il tempio di Zeus Trifilio, situato su un pianoro, rinomato per la sua antichità, la munificenza della costruzione e la sua posizione favorevole.

43.

[1] Infatti la pianura intorno al tempio è fittamente coperta da alberi di ogni tipo: quelli fruttiferi e quelli belli. Infatti la pianura abbonda di enormi cipressi, platani, allori, mirti, poiché la regione è piena di sorgenti.

[2] Infatti vicino al recinto sacro si spande dalla terra un getto di acqua dolce sì grande da originare un fiume navigabile. E poiché l'acqua si divide in tante parti della pianura irrigandola, ovunque crescono foreste fitte di alti alberi, sotto cui la gente trascorre il periodo estivo e uccelli di ogni forma e colore nidificano e dilettano coi loro canti; e c'è gran varietà di giardini e tanti prati diversificati da piante e fiori18. Indi pare un posto adatto agli dèi indigeni per l'apparente maestà divina.

[3] Ivi ci sono palme con tronchi possenti (molto fruttifere) e molti siti di alberi da guscio, che possono agli indigeni una pletora di spuntini19. Oltre a tali piante c'è un gran numero di viti di vario tipo, fatte crescere in altezza e intrecciare sì da offrir una vista piacevole e un tosto godimento della stagione.

44.

[1] Il tempio era una singolare struttura di marmo bianco, lungo due plettri20 e largo altrettanto; era sorretto da larghe e pesanti colonne decorate a intervalli con rilievi di disegno ingegnoso. C'erano poi statue di dèi di notevole realizzazione, ammirate per quanto enormi21.

[2] Intorno al tempio c'erano le abitazioni dei sacerdoti adibiti al culto, i quali amministravano ogni cosa relativa santuario22. Dal tempio parte un viale lungo quattro stadi e largo un plettro.

[3] Sui due lati del viale stanno grandi vasi bronzei poggiati su basi quadrate e in fondo al viale c'è la sorgente del fiume citato che riversa impetuosamente. L'acqua del fiume è affatto chiara e dolce e il suo uso giova alla salute del corpo. Tale fiume si chiama: Acqua del sole.

[4] Tutta la fonte è circondata da una preziosa banchina di pietra, che si estende su ogni lato per quattro stadi, e solo ai sacerdoti è permesso raggiungere il bordo della banchina.

[5] La spianata sotto al tempio è stata consacrata agli dèi per una distanza di 200 stadi, e le rendite che ne derivano sono spese in sacrifici. Oltre la predetta pianura c'era un altro monte sacro agli dèi chiamato: “trono di Urano” o anche l'“Olimpo trifilo”.

[6] Perché il mito narra che Urano (anticamente re di questa terra) amava star in questo luogo dalle cui cime osservava i cieli e le stelle, e che più tardi fu chiamato Olimpo Trifilo poiché le genti che vi si stabilirono erano di tre etnie: Panchei, Oceaniti, Doi. Questi ultimi furono scacciati da Ammone.

[7] Infatti si dice che Ammone, nonché esiliare tale popolo, ne rase al suolo le città (Doia e Asterusia). Su questo monte una volta l'anno i sacerdoti fanno un sacrificio con grande solennità23.

45.

[1] Oltre tale monte, nel resto della terra dei Panchei (dice Evemero) c'è una pletora di bestie di ogni specie. Infatti la terra ospita: elefanti, leoni, leopardi, gazzelle e altri ferocissimi animali selvaggi vari nell'aspetto24.

[2] L'isola ha tre città notevoli: Iracia, Dali e Oceanide. L'intero Paese è fruttifero e produce soprattutto vari tipi di vino in quantità.

[3] Gli abitanti sono guerrieri e usano carri da guerra come nei tempi antichi. Il popolo dei Panchei è diviso in tre caste25: la casta dei sacerdoti cui si aggregano gli artigiani; la casta dei contadini; la casta dei soldati cui si aggregano i pastori.

[4] I sacerdoti dirigono in ogni cosa, dirimendo le dispute legali e avendo l'autorità decisiva in tutti gli altri affari pubblici. I contadini lavorano la terra e portano i frutti nel magazzino comune e chi fra loro abbia coltivato meglio riceve un premio speciale quando i frutti sono redistribuiti: sono i sacerdoti a decidere chi sia stato il primo, il secondo, fino al decimo per incitare gli altri.

[5] A loro volta i pastori portano gli animali sacrificali e gli altri nel tesoro pubblico con ogni precisione, taluni secondo il numero, talaltri secondo il peso. Insomma, non c'è proprietà privata salvo una casa e un orto: i sacerdoti ricevono tutti i prodotti e le rendite e assegnano con giustizia a ognuno la sua parte; solo ai sacerdoti spetta il doppio.

[6] Le vesti dei Panchei sono morbide poiché la lana ovina del Paese è superiore alle altre per la sua morbidezza; e, nonché le donne, portano ornamenti d'oro gli uomini, con collane d'oro intrecciate intorno al collo, braccialetti ai polsi, e anelli appesi alle orecchie come i Persiani. Ambi sessi indossano lo stesso tipo di scarpe, decorate in colori più vari del solito26.

46.

[1] I soldati ricevono una paga assegnatogli per proteggere la terra con forti e accampamenti fissati a intervalli27. Infatti c'è una parte del Paese infestata da bande di ladroni, formate da violenti fuorilegge, in attesa dei contadini cui tendono agguati28.

[2] I sacerdoti superano gli altri per lusso, raffinatezza ed eleganza nel modo di vita. Infatti hanno vesti di lino particolarmente sottili e morbide, e talvolta vestono con abiti di morbidissima lana. Inoltre hanno mitre intessute d'oro e per calzature sandali policromi lavorati con ingegno e portano monili d'oro come le donne, inclusi gli orecchini. I sacerdoti perlopiù presiedono ai servizi divini (specie gli inni e le lodi per gli dèi narranti le loro gesta e i benefici resi all'umanità29.

[3] I sacerdoti narrano di esser Cretesi di origine e poi portati a Pancaia da Zeus allorché visse fra gli uomini e fu re della terra abitata. A prova di ciò essi adducono le tante cose che nella loro lingua conservano un nome cretese e la somiglianza che hanno coi Cretesi e i buoni rapporti con loro ereditati dagli avi e tramandati ai loro discendenti. E a riprova di ciò ostentano iscrizioni che dicono siano state fatte da Zeus quando eresse il tempio, abitando ancora fra gli uomini.

[4] La regione è ricca di miniere d'oro, argento, rame, stagno, e ferro, ma è vietato esportare tali metalli; né i sacerdoti possono assolutamente uscire della terra consacrata: se uno di loro lo facesse, chiunque lo incontri ha facoltà di ucciderlo30.

[5] Ci sono tante offerte votive in oro e argento agli dèi accumulatesi nel tempo.

[6] Le porte del tempio sono oggetti di mirabile fattura, lavorate in argento, oro, avorio e legno di cedro. Ivi c'è il letto del dio, lungo sei cubiti e largo quattro, tutto d'oro e abilmente costruito in ogni dettaglio della sua fattura.

[7] Simile a esso per dimensioni e sontuosità complessiva è la mensa del dio posta vicino al letto. Al centro del letto c'è una grande stele d'oro recante lettere che gli Egiziani chiamano sacre31: l'iscrizione narra i fatti di Urano e di Zeus, ai quali sono stati aggiunti da Hermes pure i fatti di Artemide e di Apollo.

Biblioteca Storica VI, 1-2 (religione di Pancaia)

1. [Eusebio di Cesarea: Praeparatio Evangelica]

[1] Quanto sopra narrò Diodoro nel terzo libro della sua storia1*. Pure nel libro VI° negli stessi termini Diodoro conferma la stessa visione sugli dèi, tratta dallo scritto di Evemero di Messene2*, e usa le seguenti parole3*.

[2] «Sugli dèi gli uomini dei tempi antichi tramandarono ai posteri due concezioni diverse: taluni dèi sono eterni e immortali (tipo il sole, la luna, gli astri, i venti e tutto ciò che possieda una natura simile alla loro), avendo genesi e durata esterne; ma talaltri dèi furono esseri terreni che ottennero immortali fama e onore mercé i loro benefici all'umanità (tipo Ercole, Dionisio, Aristeo e così via)4*».

[3] Su tali dèi terrestri, storici e mitografi tramandarono tanti e vari resoconti. Fra storici se ne occupò Evemero (autore della Storia sacra); fra i mitografi Omero, Esiodo e Orfeo e altri inventarono miti assai mostruosi sugli dèi. Noi cercheremo di scorrere brevemente gli scritti di ambi i gruppi di scrittori sorvegliando la proporzione della nostra esposizione5*.

[4] Evemero fu amico del re Cassandro6* che gli affidò certi affari di Stato e grandi viaggi, dice, verso sud fino a raggiungere l'oceano. Salpato dall'Arabia felice attraversò l'oceano per tanti giorni giungendo appo alcune isole nel mare, una delle quali chiamata Pancaia, i cui abitanti scoprì eccellere nella pietà e nell'onorare gli dèi coi sacrifici più magnifici e preziose offerte votive di argento e d'oro.

[5] L'isola è sacra agli dèi e presenta tante cose ammirevoli per la loro antichità e per la grande qualità della loro lavorazione (di cui abbiamo scritto nei libri precedenti).

[6] C'è sull'isola, in cima a un altissimo colle, un santuario di Zeus Trifilo7*, da lui eretto allorché regnava sul mondo abitato e viveva ancora fra gli uomini.

[7] In tale tempio c'è una stele d'oro su cui sono scritti in riassunto (nella scrittura dei Panchei) i fatti di Urano e Crono e Zeus8*».

[8] Evemero segue a dir che Urano fu il primo a essere re, un uomo giusto e benefattore, conoscitore del moto degli astri, nonché il primo a onorare con sacrifici gli dèi del cielo, per cui fu chiamato Urano9*.

[9]Dalla moglie Hestia ebbe due figli (Titano e Crono) e due figlie (Rea e Demetra). Crono regnò dopo Urano e sposando Rea generò Zeus, Era e Poseidone. E Zeus, succedendogli sul trono, sposò Era e Demetra e Themis10*: dalla prima ebbe figli i Cureti11*; dalla seconda Persefone; dalla terza Atena.

[10] Giunto a Babilonia fu ospite di Belo12*; poi andò all'isola di Panchea nell'oceano ove edificò un altare per Urano suo avo. Poi andò in Siria presso Casio, legislatore di essa e che diede il suo nome al monte Casio13*. Poi andò in Cilicia14* ove vinse in battaglia Cilice15*, padrone del luogo. Poi visitò altre nazioni e da tutte fu onorato e proclamato dio»16*.

[11] Diodoro seguita: «Su Evemero, autore della Storia sacra, basti quanto finora detto; mentre ora vedremo di scorrere brevemente i miti greci sugli dèi, attingendo ad Esiodo, Omero e Orfeo»17*. Così Diodoro prosegue aggiungendo i miti riportati dai poeti.

2. [Giovanni Malalas: Cronografia]

[1] Sugli dèi pure il sapiente Diodoro scrive che furono esseri umani che gli uomini proclamarono immortali per le loro buone azioni; e alcuni di essi acquisirono appellativi dai Paesi da loro conquistati18*.


Note

1. La fonte dei capitoli 41-46 è sicuramente la Sacra scrittura di Evemero, tipico esempio di letteratura utopica greca di età ellenistica caratterizzata dalla descrizione di fantastiche terre ai confini del mondo. L'opera deve aver assunto la forma di narrazione di un viaggio condotti in prima persona dall'autore: una finzione autoptica per dare valore di verità alla realtà immaginaria.

2. Cedrosia: odierno Belucistan. A est del Golfo Persico indi, secondo la geografia antica, dentro l'Oceano che girava intorno alle terre emerse.

3. Palese la favolosità di tale narrazione di cui è difficile individuare un che di vero. Il tratto più precipuo è l'abbondanza e l'inarrestabile produzione: ciò che manca nella vita umana è qui nel più alto grado.

4. Arabia Felice: lo Yemen nell'Arabia meridionale, accanto al Mar Rosso.

5. Alcuni identificano queste due isole con Abd-el-Kuri e Socotra.

6. Stadio: misura di lunghezza poco inferiore a 200 m.

7. Olibano: trae il nome dall'arabo al-lubàn (il latte) riferito alla sostanza lattiginosa estratta dall'albero; si estrae dalla Boswellia serrata. È noto pure come franchincenso (incenso vero).

8. Acacia albida egiziana: descritta pure da Teofrasto: Ricerche sulle piante IV 2, 8.

9. Mirra: resina aromatica estratta dai noduli che si formano in estate sul tronco di un albero del genere Commiphora di cui esistono decine di specie. La più usata è la Commiphora myrrha.

10. Lentisco: piccolo albero sempreverde, alto fino a sei metri, dal caratteristico odore resinoso, tipico della macchia mediterranea.

11. Marrucca: albero che fiorisce in maggio, giugno (talvolta pure in autunno): i fiori piccoli e gialli danno origine a un frutto bruno discoide, secco, coriaceo, contornato da un'ala.

12. Diodoro non pare interessato al quadro politico e sociale quanto alla descrizione delle meraviglie naturali ma dai pochi particolari pare che Evemero ne immaginasse uno con molti elementi dell'organizzazione statale ellenistica: un re che ha la terra migliore e riceve la decima richiama l'Egitto tolemaico; l'autonomia giuridica di Panara richiama un privilegio di varie città ottriato dai sovrani; pure la multietnicità è postalessandrina.

13. Celesiria: regione occidentale della Siria.

14. Osservazione priva di fondamento.

15. Diodoro stima reale la Pancaia raccontata da Evemero, contro Plutarco che la ritenne opera di pura fantasia.

16. Significative è l'origine degli abitanti dell'isola provenienti da altre terre: Indiani; Sciti; Cretesi sono popoli che appo i greci avevano fama di saggezza.

17. Trifilio: delle tre tribù, così chiamato perché gli abitanti dell'isola discendono da tre etnie distinte.

18. La natura favorevole (flora lussureggiante, fauna amica, acque pure) sono elementi del luogo ameno della tradizione retorica su cui si scrivono idilli.

19. L'abbondanza senza necessità di lavoro è un carattere dell'età dell'oro. Inoltre la bontà del territorio si esplicita nella polifunzionalità dei vari componenti: l'albero dà frutti nonché ombra, etc.

20. Plettro: misura di lunghezza uguale a circa 30 m.

21. Pancaia è simile a una città greca (l'acropoli col tempio; le statue...), il che significa la sua eccellenza segue da una stagione di legislazione condotta da un uomo che per le azioni meravigliose si fa Dio.

22. Il mondo dei sacerdoti è separato da quello delle altre caste per non avere rapporti con alcuna delle cose di cui spetta a loro l'autorità a garanzia di imparzialità.

23. Che Pancaia abbia una storia ribadisce che si tratta di un luogo umano, la cui unica differenza sta nell'aver avuto sovrani costituenti così degni da essere assunti al cielo. La religione di Pancaia è legata alla politica: i suoi sacerdoti sono funzionari dello Stato, custodi della tradizione e amministratori oculati. Questa strada garantisce l'uniformità del paese cioè la felicità consiste nel rispetto dei ruoli assegnati. La struttura di questo Stato fu definita da antichi re ed è perfetta, da salvaguardare così com'è. La storia, seppur esiste, è finita nel momento in cui il paese fu organizzato, dopodiché tutto resta uguale.

24. Le bestie feroci paiono negare la perfezione di Pancaia. In realtà sono un elemento estetico di varietà ed un elemento didattico perché forniscono uno sfondo di male con cui discernere il bene dell'isola.

25. L'organizzazione tripartita ricorda la Repubblica di Platone ma è applicata ad una realtà politico-sociale tipica dell'età ellenistica: la supremazia dei sacerdoti abbinati agli artigiani richiama l'Egitto tolemaico, dove l'artigianato rientrava perlopiù nell'economia templare; sempre all'Egitto rinvia pure il sistema di raccolta e distribuzione dei prodotti e la presenza di una classe militare stabile a difesa della terra.

26. Intrigante l'osservazione che le calzature siano uguali per ambi sessi. Potrebbe sottintendere un'uguaglianza giuridica?

27. La militanza pare di nuovo negare la perfezione di Pancaia. Invece chiarisce che la suddetta fine della storia implica sempre la minaccia di una qualsiasi modificazione che faccia sprofondare nell'infelicità.

28. Questi ladroni sono nemici interni o esterni? Sono inviati da potenze straniere o ribelli che stimano illiberale il sistema politico? Che esigano un esercito permanente si allontana dai modelli utopistici.

29. La religione panchea è proprio un culto della personalità. I sacerdoti fondano il proprio potere su un'epopea da loro continuamente reiterata. Il loro Stato fondato sulla propaganda.

30. Mentre incenso e mirra sono commerciabili, il divieto di esportare ricchezze non rinnovabili forse si spiega ché l'esaurimento sottoporrebbe Pancaia alla penuria del resto del mondo.

31. Cioè geroglifici. La registrazione delle imprese degli dèi quando erano mortali senza ancora ricever venerazione divina serve a Evemero per legittimar la personale lettura storicizzata della mitologia greca. Però taluni critici ricontestualizzano la visione laicizzante nel quadro dell'ostilità del re Cassandro al culto divino del sovrano ellenistico che sempre più veniva tributato dai sudditi beneficiati dal re.

1*. Eusebio di Cesarea ha appena citato Diodoro III 56-61 circa la concezione sull'origine degli dèi degli antichi abitanti della zona dell'Atlante e delle regioni nordafricane affacciate sull'Oceano. Infatti costoro, come Evemero, tramandavano il ricordo dell'originaria natura umana degli dèi e delle loro gesta che resero famosi costoro fra gli uomini consentendogli di acquisire onori divini.

2*. Evemero da Messene (forse l'attuale Messina) fu famoso autore della Sacra scrittura, di cui restano solo i frammenti ivi citati. Era un racconto di un viaggio nell'Oceano indiano sino all'isola di Pancaia, dove Evemero avrebbe visto una stele antichissima contenente il racconto delle imprese degli dèi quando erano ancora comuni mortali, senza aver ancora ricevuto venerazione divina per i loro meriti. L'evemerismo fu l'unica teoria sistematica del divino nel mondo antico, poco seguita in ambito greco-romano, ma ampiamente ripresa da gli apologisti cristiani per provare la falsità del politeismo.

3*. La spiegazione razionalistica della concezione evemeristica sull'origine del divino fu accolta dagli apologeti cristiani contro il paganesimo essendo rafforzata dall'essere Evemero un pagano. È inverisimile che Evemero fosse ateo, bensì era un evoluzionista della religione antica strutturatasi per lui partendo da concezioni razionalistiche (gli astri) per giungere a rappresentazioni antropomorfiche del divino.

4*. Nel far proprio il punto di vista evemeristico, Diodoro cita entità eterne dotate di natura divina (non soggette a corruzione) quale il sole, la luna, gli astri del cielo. Mentre fra le divinità terrestri che ricevettero fama immortale per il loro evergetismo cita pure Aristeo, figlio di Apollo inventore dell'agricoltura, per la cui utilità onorano Aristeo con onori pari a quelli concessi agli dèi come nel caso di Dioniso.

5*. Diodoro è scettico solo riguardo singole figure del Pantheon greco (per la loro rissosità) e simpatizza per il razionalismo di Evemero ma non intende negare l'esistenza del divino attestata dagli astri.

6*. Cassandro (re di Macedonia dal 316 al 297 a.C.) fu protagonista delle lotte fra diadochi culminate nella creazione dei regni ellenistici. Nel 311 divenne tutore del figlio di Alessandro, che fece uccidere.

7*. L'epiteto Trifilio, oltre all'originaria suddivisione in tre etnie dei primi abitanti, va forse riferito alla triplicità del corpo civico diviso in tre caste.

8*. Urano, Crono e Zeus sono padre, figlio e nipote succedutesi a capo dell'universo e del Pantheon degli antichi greci. Diodoro ha già riferito visioni teugoniche divergenti e complementari nei libri precedenti.

9*. Spiegazione eziologica del termine Urano (quasi un gioco di parole): questo nome ha la stessa radice dell'aggettivo “del cielo” (cioè celestiale) appena usato.

10*. Themis: dea della legge. Solo in questo frammento risulta genitrice di Atena (oltre che delle Ore, delle Parche, delle Esperidi e di Astrea; nonché, secondo Eschilo, di Prometeo).

11*. Cureti: letteralmente giovinetti, divinità che coprirono con rumore di armi i vagiti di Zeus per impedire al Crono di udirli. In tutte le loro assimilazioni sono sempre paredri della Grande Madre degli dèi.

12*. Belo: evidente grecizzazione di Bhaal, divinità centrale del Pantheon delle più antiche popolazioni del Vicino Oriente antico.

13*. Monte Casio: attuale Monte Jebel el-Akra, alto quasi 2000 m, che sorge sulla costa settentrionale della Siria, vicino alla foce del fiume Oronte.

14*. Cilicia: regione dell'Asia minore, attualmente sulla costa turca prospiciente Cipro.

15*. Cilice: figlio di Agenore e Telefassa, inviato coi fratelli alla ricerca della sorella Europa rapita da Zeus in forma di toro; nelle sue peregrinazioni divenne l'eroe eponimo dei Cilici (da allora abitanti della Cilicia).

16*. L'isolamento di Pancaia è dunque storia recente.

17*. Diodoro crede all'esistenza storica di Orfeo (cui furono attribuite varie opere in età ellenistica) e Omero. È perduta la parte seguente che dava voce al contraddittorio delle tradizioni teogoniche dei poeti.

18*. Doppione più sintetico del frammento precedente che riporta solo l'idea centrale della natura originariamente umana di gran parte degli dèi, cui fu attribuita origine divina per il loro evergetismo.


Ultima modifica 2020.01.06