Il primo punto all’ordine del giorno dell’agenda del Plenum era “Il caso dei Compagni Bukharin e Rikov”. Il riesame di questo caso serviva come un test sui partecipanti al Plenum, e allo stesso si intendeva impartire una lezione – dimostrare che ogni membro o membro candidato che avesse confutato le accuse che gli venivano mosse, non avrebbe comunque potuto evitare di essere spedito al patibolo dai propri colleghi.
Il giorno prima del Plenum il Politburo approvò una risoluzione: “il Politburo rigetta la proposta del Compagno Bukharin di non riferire al Plenum del CC che egli ha dichiarato uno sciopero della fame, e intende inviare a tutti i membri del CC la sua dichiarazione, in quanto il Politburo non può e non potrebbe avere segreti verso il CC del partito”. Questo decreto spinse Bukharin a partecipare al Plenum, pur senza interrompere lo sciopero della fame. Come raccontò I. A. Piatnitsky ai membri della sua famiglia, Bukharin arrivò nella sala quando il Plenum stava per iniziare, “era isolato…con la barba non tagliata e un vestito vecchio addosso…Nessuno lo ha salutato. Tutti quanti lo guardavano come si guarda un cadavere puzzolente.”
Prima che iniziassero i lavori, Bukharin incontrò Rikov nel vestibolo: quest’ultimo gli disse:”Tomsky ha dimostrato di essere il più avveduto tra di noi.”. Che Rikov avesse perso ogni speranza in una conclusione positiva del loro caso, era in gran parte dovuto al fatto che, alla vigilia del Plenum era stato portato ad un confronto faccia a faccia con i suoi più stretti ex colleghi, Nesterov, Radim, Kotov e Shmidt. Alla presenza di Stalin e di altri membri del Politburo, i partecipanti al confronto testimoniarono che, dopo il 1929, “il centro dei destri” riprese la sua attività e, nel 1932 elaborò un programma, attribuendone la paternità per ragioni cospiratorie a Riutin.
Il Plenum si aprì con il rapporto di Yezhov, che iniziò dichiarando che il Commissariato del Popolo per gli Affari Interni, aveva portato avanti la decisione del Plenum precedente di continuare le indagini sul caso Bukharin e Rikov. Yezhov nominò molte persone che avevano reso ”una esaustiva testimonianza su tutta l’attività antisovietica dei destri” e che avevano confermato o rafforzato le accuse contro Bukharin e Rikov con ”una gran quantità di fatti nuovi”. Mettendo le mani avanti sulla questione della veridicità di queste testimonianze, Yezhov sottolineò che i membri del Politburo, durante i confronti, avevano chiesto ripetutamente agli arrestati se stavano calunniando Bukharin e Rikov. Rispondendo a questa domanda, secondo Yezhov, tutti gli arrestati, “confermarono, con fermezza, la loro testimonianza“. Sulla base di queste “testimonianze irrefutabili”, Yezhov dichiarò che nel 1930 era stato formato un centro illegale di destra che aveva emesso direttive terroristiche e che aveva progettato un colpo di palazzo e una sollevazione di kulaki. Yezhov citò un gran numero di gruppi di terroristi organizzati da questo “centro”, e dichiarò anche che gli scioperi di massa dei lavoratori che si erano verificati a Ivanovo (e in tutta la regione di Ivanovo) nel 1932, erano stati istigati “artificiosamente” dai destri”.
Seguendo Yezhov, Mikoyan fece un rapporto supplementare sostenendo: ”L’intero gruppo di Bukharin è in carcere, e quasi tutti hanno confessato di essere diventati nemici e traditori a causa degli studi con Bukharin”. Mettendo insieme i nomi di Trotsky, Zinovev, Bukharin, Mikoyan denunciò che “questi hanno dato vita a un nuovo tipo di uomo, anzi, non di uomo, ma di animale, che apertamente parla in favore della linea del partito…ma nella realtà dei fatti conduce un lavoro distruttivo e senza principi contro il partito”. Definendo lo sciopero della fame di Bukharin “una dimostrazione politica” e “uno sfacciato ultimatum”, Mikoyan parlò con particolare malizia di come Bukharin, nella sua dichiarazione inviata al Plenum, si fosse permesso degli ”attacchi contro l’apparato del Commissariato del Popolo degli Affari Interni”, usando “lo stesso metodo dei trotskisti nel denigrare l’apparato”. Dopo il discorso di Mikoyan, la parola venne data a Bukharin, che continuava mantenere il presupposto che fosse possibile provare la sua innocenza davanti a un’alta assemblea di partito riunita per investigare su di lui. All’inizio del discorso, Bukharin provò a spiegare le motivazioni che stavano alla base dello sciopero della fame e del rifiuto di presentarsi al Plenum, ma anche questo tentativo fu accolto da una bagarre di interruzioni e di commenti beffardi e maliziosi, che avevano lo scopo di far apparire farsesco il tono drammatico delle sue spiegazioni.
Bukharin: Compagni, vi prego di non interrompermi perché è molto difficile, difficile dal punto di vista fisico, per me parlare – per quattro giorni non ho toccato cibo. Vi ho detto, ho scritto che sono ricorso a questo (allo sciopero della fame) per la disperazione. Ho scritto a un circolo ristretto perché con simili accuse…mi è impossibile continuare a vivere. Non mi posso sparare con una pistola perché allora la gente penserebbe che mi sono ucciso per danneggiare il partito; se invece morissi di malattia, in cosa vi danneggerei?
Voci dalla sala: E’ un ricatto!
Voroshilov: Che trucco di bassa lega! Chiudi la bocca! Pensa a cosa stai dicendo!
Bukharin: Cercate di capire, è difficile per me continuare a vivere.
Stalin: E per noi invece è facile?
Voroshilov: Pensa solo a quello che hai detto: ”Non mi voglio suicidare, voglio solo morire”.
Bukharin: E’ facile per voi parlare. Ma cosa avete da rischiare? Dopo tutto, se sono un sabotatore, un figlio di puttana e cosi via, perché vi preoccupate per me? Io non pretendo niente,vi sto dicendo cosa penso e cosa sto attraversando. Se questo non comporta neanche il più piccolo danno politico, allora voglio svolgere incondizionatamente il mio discorso, qualsiasi cosa voi diciate.(Risate.) Perché ridete?Non c’è assolutamente niente da ridere in questo.
Rispondendo alle accuse di Mikoyan ,secondo le quali stava screditando e ”minacciando” il Comitato Centrale, Bukharin sottolineò che nella sua lettera non si era affatto riferito a una risoluzione del CC , che ancora non esisteva, ma ai metodi usati dagli investigatori durante l’istruttoria, metodi che non potevano non essere influenzati dagli articoli della stampa del partito, dove la sua colpevolezza era data per provata.
La sola colpa che Bukharin riconosceva era che, in passato, si era levato a difendere i suoi allievi, confondendo, “disgraziatamente le relazioni personali con quelle politiche”. Il resto delle accuse contenute nelle testimonianze contro di lui le respingeva fermamente, mostrando le contraddizioni tra i diversi testimoni e facendo osservare che “tutti i trotskisti sono canaglie per natura”.
L’iniziativa di inficiare le argomentazioni di Bukharin venne presa da Stalin, che pose a Bukharin domande su domande circa i motivi che stavano alla base delle testimonianze che gli arrestati avevano reso contro di lui.
Stalin: Perché Astrov avrebbe mentito? E perché ha mentito Slepkov ? Perché si sarebbero dovuto complicare la vita mentendo?
Bukharin: Non lo so…
Stalin: Scusami ma possiamo riuscire a stabilire la realtà dei fatti? Durante i confronti negli uffici dell’Orgiburo, dove tu eri presente, noi, Membri del Politburo eravamo presenti, e c’erano Astrov e altri sotto arresto: Piatakov era lì,con Radek, Sosnovsky, Kulikov e via dicendo. Quando io o qualcun altro abbiamo chiesto agli arrestati: State dicendo la verità, state rendendo volontariamente questa testimonianza, ho qualcuno ha fatto pressione su di voi? Radek rispose piangendo a questa domanda:”Cosa significa pressione? La nostra collaborazione è assolutamente volontaria”.
Dopo che Stalin ebbe finito, Molotov, Voroshilov e Mikoyan continuarono a insistere sulla stessa domanda: ”Perché questi individui dovrebbero calunniare se stessi”. E ogni volta Bukharin era costretto a rispondere:”Non lo so”.
Concludendo il suo discorso, Bukharin disse: ”Nessuno mi può costringere ad accusare me stesso delle cose mostruose che alcuni stanno dicendo su di me. Nessuno potrà, in nessuna circostanza, ottenere questo da me. Io non mi dichiarerò mai sabotatore, terrorista, un voltagabbana e traditore della patria socialista”.
Dopo queste parole Stalin sembrava riconoscere la correttezza dell’autodifesa di Bukharin e si rivolse a lui in tono affettuoso: ”Tu non devi, non hai il diritto di infangare te stesso: sarebbe la cosa più criminale…Tu devi metterti al nostro posto. Trotsky e i suoi discepoli, Zinovev e Kamenev, sono stati collaboratori di Lenin, e ora questa gente ha stipulato un accordo con Hitler. Dopo questo c’è ancora qualcosa che possiamo considerare mostruosa [impossibile NdT]. Dopo tutto quello che è successo con questi gentiluomini, questi ex compagni che si sono accordati con Hitler per spartirsi smembrare L’URSS, non possiamo più sorprenderci di niente. Tu devi provare tutto, non fare una semplice replica piena di punti di domande e di esclamazioni.”
La prima sessione del Plenum terminò con il discorso di Bukarin. Dopo questa sessione Stalin avvicinò Bukharin nell’atrio. Suscitò in Bukharin qualche speranza per una soluzione positiva del suo caso e , allo stesso tempo, gli chiese di scusarsi pubblicamente per aver dichiarato lo sciopero della fame. Bukharin accettò di sottoporsi anche a questa ulteriore umiliazione. All’apertura della sessione del mattino successivo ci fu stata una ancor più ripugnante sceneggiata la cui regia presumiamo sia da attribuire a Stalin e ai suoi sgherri.
Bukharin: Chiedo scusa al Plenum del Comitato Centrale per la mia cecità e per l’atto
politicamente dannoso di dichiarare lo sciopero ella fame
Stalin: Questo non basta, non basta!
Bukharin: Posso dare la mie motivazioni. Io prego il Plenum del Comitato Centrale di accettare le mie scuse, perché è risultato che io ho posto il Plenum del CC davanti ad un ultimatum, e questo ultimatum è stato da me aggravato con l’inusuale passo dello sciopero della fame.
Kaganovich: Era un passo antisovietico.
Bukharin: Facendo questo io ho commesso un grande errore politico le qui uniche attenuanti stanno nel fatto che sono estremamente malato. Chiedo scusa per l'enorme e inammissibile atto politico.
Stalin: Chiedi scusa e perdono.
Bukharin: Sì, Sì, e perdono
Stalin: Cosi va bene, va bene!
Molotov: Non potevi immaginare che il tuo cosiddetto sciopero della fame poteva essere interpretato come antisovietico da qualche compagno?
Kaminsky: Sì, proprio così, Bukharin,questo è quello che devi dire
Bukharin: Se qualche compagno l’avesse interpretato in questa maniera (agitazione in sala, voci dai partecipanti: “E in che altro modo poteva essere interpretato? C’è un unico modo in cui poteva essere interpretato”). Ma compagni, questo non rientrava nelle mie intenzioni soggettive.
Shkiriatov: Ma è successo.
Bukharin: Non c’è dubbio, e questo rende la mia colpa ancora più grave. Io prego ancora una volta che il CC mi perdoni.
Dopo questa scena la parola fu data a Rikov. Non volendosi mettere, come Bukharin, nella situazione di essere accusato di “attacchi alla NKVD”, Rikov iniziò il suo discorso con parole di apprezzamento sulla qualità delle indagini che erano state svolte: ”Devo dire che le indagini sono state veramente veloci e, secondo la mia opinione, impeccabili. E’ stata condotta in modo tale che se non c’erano prove, non si poteva dire niente e, alcuni, che erano intenzionati a fare affermazioni incorrette contro me o Bukharin…ma la vigilanza dell’apparato [della GPU. V. R], rinnovato poco tempo fa, ha fatto il possibile,con tutti i mezzi a sua disposizione, per riferire al Comitato Centrale solo la verità, solo ciò che è stato appurato in modo onesto”.
Nel tentativo di convincere i partecipanti del Plenum della sua estrema sincerità, ha citato dei fatti che, sostanzialmente, avrebbero potuto portare qualcuno dei suoi “accusatori” davanti al plotone di esecuzione. Raccontò di una sua conversazione, nel 1932, con Radin, il quale gli propose di unirsi all’opposizione e cercò di convincerlo che l’opposizione si stava rafforzando. Dopo aver sintetizzato le dichiarazioni di Radin con l’inquietante formulazione ” mi propose di impegnarmi a lavorare contro il partito e il CC”, Rikov dichiarò che egli mise sull’avviso Radin “quest’ultimo si trovava sul bordo di un precipizio”, e lui, Rikov, non aveva nessuna intenzione ”di seguirlo nel suo sforzo” anzi, avrebbe fatto di tutto per “contrastarlo”. Valutando il suo comportamento riguardo a questa conversazione privata, Rikov si dispiaceva,” di non essere andato immediatamente ala GPU per riferire che cosa Radin mi aveva proposto di fare…Se lo avessi portato dove avrei dovuto[alla GPU NdT], oggi la mia situazione sarebbe completamente diversa”.
Parlando del comportamento di molti ex sostenitori della “deviazione di destra”, Rikov disse che molti di loro, dopo il 1929,”continuarono la lotta…e tutti loro, chi più chi meno speditamente, si sono incamminati sulla strada della controrivoluzione antisovietica”. Egli riconosceva la sua responsabilità per il fatto che, “numerosi traditori, criminali e sabotatori” lo consideravano,sebbene senza che lui avesse fatto niente in questo senso, un loro punto di riferimento.
Rikov dichiarò che dal momento in cui aveva preso conoscenza delle testimonianze degli arrestati, si era convinto della colpevolezza di Tomsky. ”Che egli (Tomsky) si sia impegnato nel sabotaggio…Che abbia intavolato trattative con il centro dei trotskisti è al di là di ogni dubbio…Che egli guidò, o forse divenne un membro del nuovo centro è assolutamente al di là di ogni ragionevole dubbio…In coscienza, non mi posso permettere di pensare che Tomsky fosse ignaro dell’attività di spionaggio dei trotskisti e circa i propositi di smembramento dell’Unione Sovietica.”
Rikov dichiarò che, durante il confronto faccia a faccia con Shmidt, pose a quest’ultimo la seguente domanda: Come mai, in precedenza, non gli aveva mai parlato dell’attività di sabotaggio in Estremo Oriente, a cui, secondo le sue stesse parole, prese parte attivamente. L’unica spiegazione plausibile di questo silenzio “è che Tomsky gli ordinò di non parlare con me di queste cose”. Allo scopo di provare la sua totale sincerità, Rikov raccontò due fatti nei quali si sarebbero potuti individuare segni di attività d'opposizione.
Il primo fatto consisteva in quanto segue: mentre si trovava nella dacia di Tomsky, arrivò un operaio portando un volantino del gruppo di Riutin che circolava nella sua fabbrica. “Non appena ho sentito questo” dichiarò Rikov ”ho maledetto la piattaforma Riutin usando le parole più dure che potessi trovare”.
Il secondo fatto era la ripetizione di quanto Rikov aveva già dichiarato nel Plenum precedente e riguardava l’invito a recarsi nella sua dacia che Zinovev aveva rivolto A Tomsky. Rikov, secondo la sua versione, provò a parlare a Tomsky per dissuaderlo dall’accettare l’invito, essendo certo che “loro [gli zinovevisti] gli avrebbero proposto la formazione di un qualche tipo di blocco per combattere contro il Comitato Centrale”. Dopo questa conversazione, Rikov asserì di essersi incontrato con Tomsky solo una volta, e in quell’occasione, per tutto il tempo, erano presenti anche le loro mogli “io e Tomksky non siamo rimasti da soli neanche per un minuto”.
Parlando dei suoi rapporti con Bukharin, Rikov disse che nei tempi recenti aveva avuto una serie di dubbi riguardo la colpevolezza di Bukharin per i crimini che gli erano stati attribuiti.“Quando ho letto questa massa di materiale, ho anche spedito la bozza di una nota a Yeshov, dichiarando che se c’era tanto fumo, doveva esserci anche il fuoco…Ho vacillato in particolare quando ho sentito l’ultima riflessione di Radek, nella quale egli lanciò tali accuse, in modo molto espressivo, al cospetto della nazione intera”.
Comunque, Rikov, ripensando ai momenti cruciali a lui noti della vita di Bukharinn, respinse il pensiero di intenzioni criminali da parte di quest’ultimo. A proposito raccontò che, agli inizi degli anni trenta, una volta trovò Bukharin ”in stato di semi-isteria”, perché Stalin gli aveva detto,”tu vuoi uccidermi”. Lo stesso giorno aveva chiesto a Stalin se credesse veramente che Bukharin sarebbe stato capace di ucciderlo. A questo punto Stalin si era affrettato a dare alla storia di Rikov il tono dello scherzo: ”No, io sorrisi e gli dissi: se tu dovessi prendere un coltello per uccidermi, dovresti stare attento a non ferirti da solo”.
Dopo questo, Rikov ricordò ancora un altro episodio che, per quanto lo riguardava, testimoniava a favore di Bukharin. Disse che Bukharin gli parlò circa la sua rottura di ogni relazione con i suoi ex pupilli, e della sua approvazione di “ogni misura repressiva diretta contro i membri della sua scuola”. Anche se Stalin interruppe immediatamente Rikov con un sinistro commento:”Bukharin non ha detto la verità neanche in quel caso”; Rykov disse comunque che ”Bukharin non simpatizzava con tutte le loro attività in affari criminali e…ruppe i contati con loro – di questo sono certo al massimo grado”.
Come Bukharin, Rikov dedicò molta cura a provare la falsità delle testimonianze contro di lui. Così, nella sua testimonianza, Uglanov dichiara di aver partecipato, nel 1932, con Rikov al funerale di un comune amico dell’opposizione di destra, Ugarov. In quella occasione Rikov avrebbe ricevuto alcuni rapporti e dato direttive riguardanti “attività cospirativa”. A proposito di ciò, Rikov dichiarò che durante il funerale di Ugarov, si trovava in Crimea, e come prova mostrò una cartolina che sua figlia gli aveva spedito proprio il giorno del funerale.
Rendendosi conto che niente di quello che diceva serviva a guadagnargli la fiducia del Plenum, Rikov propose che sui fatti che lui aveva esposto si investigasse più a fondo, ”magari sentendo i domestici”, ed anche interrogando sua moglie e sua figlia. Tra le risate dei presenti dichiarò:”Mia moglie non vi ingannerà”.
Nei successivi tre giorni la discussione continuò ad essere dedicata al primo punto in agenda. Man mano che gli oratori esaurivano i nuovi fatti, si dedicavano a gonfiare e a “interpretare” i fatti già conosciuti dai partecipanti al Plenum. Nel fare questo i discorsi differivano solo per il tono e le sfumature. Così, Voroshilov trovò parole positive per caratterizzare Bukharin, ma solo allo scopo di sottolineare “l’indulgenza di Stalin” nei suoi confronti. “Bukharin” disse” è un uomo che combina molti tratti umani positivi. Questo non lo possiamo negare. E’ un uomo molto capace, colto, e probabilmente molto utile al partito. E’ stato membro molto valido del CC, e nel contempo, non senza utilità, membro del Politburo…E per queste qualità che Lenin gli perdonò fatti gravissimi che riguardavano lo stesso Lenin e il nostro partito…E il compagno Stalin l’ha tenuto con sè per quindici anno dopo la morte di Lenin, perdonandogli molte cose abominevoli”.
Voroshilov interpretò il suicidio di Tomsky nel modo seguente:”Il terzo uomo della troika ha trovato un soluzione piuttosto semplice ai suoi problemi…La morte di Tomsky non è riuscita a ripulire il suo gruppo, ma secondo me, ne ha configurato l’accusa. Egli [con il suicidio NdT] ha confermato, al 50, se non addirittura al 75 percento, le accuse contro lui e il suo gruppo”.
Ancora più brutale fu il contributo di Shkiriatov, che aiutò Stalin a mettere in discussione l’autenticità dello sciopero della fame di Bukharin.”Cosa c’è di più ostile, cosa c’è di più controrivoluzionario del gesto di Bukharin?”, disse Shkiriatov con evidente malignità.”Nella sua dichiarazione c’è scritto che ha iniziato il suo sciopero a mezzanotte (Stalin: Ha iniziato il suo sciopero della fame di notte. Risate. Una voce dai partecipanti: dopo cena). Nel fare questo ha voluto portare alle estreme conseguenze il suo lavoro contro il Comitato centrale. Leggete la sua dichiarazione: non è scritta alla nostra maniera, alla bolscevica, ma le sue parole sprizzano odio per il partito”.
Shkriatov interpretò le spiegazioni di Rikov nella maniera più tendenziosa e arbitraria. A proposito del racconto circa il suo incontro, alla presenza delle rispettive mogli, con Tomsky dichiarò: ”Questo [la presenza delle mogli Ndt] suggerisce immediatamente l’idea che c’era qualcosa di losco in tutta la questione. Perché portarsi i testimoni? E’ evidente che non vi fidavate l’uno dell’altro ed eravate preoccupati di parlare tra di voi”.
Shkriatov, tra le righe della “confessione” di Rikov, individuò un crimine: Rikov e gli altri “destri” si incontravano a salutare Ugarov quando questi doveva partire all’estero. “Perché andavate a salutarlo quando partiva, cosa stava accadendo?” Chiese Shkriatov.“Voi facevate questo perché Ugarov la pensava come voi e partecipava al vostro lavoro anti-partito. Questo è il motivo per cui lo accompagnavate alla partenza. In seguito, come si evince dalle parole dei testimoni, con la scusa di salutare Ugarov, organizzavate gli incontri del vostro centro”. Alla fine del suo intervento, Shkriatov dichiarò:” Questa gente, non solo non può stare nel CC del partito, ma il suo posto è davanti alla corte: Il solo posto adatto a loro, in quanto criminali confessi, è il banco degli imputati.(Kosior: Che chiariscano il loro caso in tribunale)”.
Tra i quindici oratori, l’unica nota dissonante fu quella di Osinsky, letteralmente costretto ad andare alla tribuna dagli stalinisti più zelanti. Per una ragione molto seria. Osinsky era tra i più importanti teorici del partito, ed aveva conservato una certa indipendenza di giudizio. In più, la sua carriera era stata segnata da un lungo periodo di opposizione nel passato. Nel 1918 era uno dei dirigenti della frazione dei “Comunisti di Sinistra”; diventato in seguito dirigente dei “Centralisti Democratici”, partecipò alle discussioni del 1923 schierato con L’Opposizione. Nonostante avesse abbandonato l’opposizione dopo i suddetti dibattiti, non unì mai la sua voce a chi dava la caccia agli oppositori. Tutto questo spiega la scena che si vide durante una delle sessioni del Plenum. Quando Molotov annunciò i prossimi interventi in programma, ci furono grida e schiamazzi tra i partecipanti- chiedevano se Osinsky si era iscritto a parlare.
Kosior: Compagno Molotov, la gente è molto interessata, parlerà Osinsky?
Molotov: Fino ad ora non si è iscritto a parlare
Postishev: E’ stato in silenzio per molto tempo.
Kosior: E’ stato silente per molti anni.
Il giorno successivo Osinsky era alla tribuna, e iniziò sottolineando il carattere forzato del suo intervento. “Io sono stato, per così dire, invitato in tribuna su iniziativa dei Compagni, Beria, Postishev e altri, ed io, lusingato da simili attenzioni da parte del Comitato Centrale, per essere di qualche utilità, ho deciso di parlare”. Quando iniziarono i commenti sarcastici, Osinsky li stoppò e costrinse i partecipanti ad ascoltarlo. Cosi accadde dopo il seguente scambio botta e risposta:
Vareikis: Lenin vi definiva [i Comunisti di Sinistra. V.R.] piccolo borghese isterico.
Osinsky: Qusto è vero, proprio come, mi pare, aveva definito anche voi (risate degli astanti), compagno Vareikis.
Vareikis: Ma se all’epoca io non appartenevo a loro [ai Comunisti di Sinistra. Ndt ]. In ogni
caso io ero favorevole a Brest, lo sanno tutti - tutti in Ucraina ne sono a conoscenza.
Osinsky: Questo significa che avete perso il senno un po’ più tardi, durante il periodo dei Centralisti Demoratici.
Certamente Osinsky non poteva andare oltre le regole del gioco stabilite per il Plenum. Così disse che sottoscriveva i discorsi dei membri del Politburo e si dichiarò convinto “che esistevano le fondamenta, logiche e giuridiche, per portare Bukharin e Rikov al processo. Comunque il suo discorso era scevro da quegli abusi che permeavano gli interventi degli altri oratori. Osinsky disse che da prima della rivoluzione era legato da ”una grande amicizia” con Bukharin, e che le loro strade politiche iniziarono a divergere dopo la fine della frazione dei Comunisti di Sinistra, in quanto ”devo riconoscere che Bukharin segui un percorso più lineare del mio, che alla fine dei Comunisti di Sinistra mi unii alla frazione dei Centralisti Democratici, mentre Bukharin si riavvicinò alla leadership del partito, a Lenin”.
Poi Osinsky parlò, in tono misurato, delle differenze teoriche tra lui e Bukharin, e delle divergenze pratiche nel lavoro alla Isvestiia , e all’Accademia della Scienze, evitando ogni strumentalizzazione politica. Il tono moderato delle osservazioni, costò molto caro a Osinsky. Alla fine di lavori del Plenum, Mekhlis lo accusò “ di aver presentato il doppiogiochista e sabotatore Bukharin - questo ciarlatano e confusionario- come un teorico e una gran giornalista”.
“Nel fare un bilancio delle “indagini” riguardanti i casi di Bukharin e Rikov, dobbiamo sottolineare che la loro tragedia è derivata dal fatto che, a partire dagli anni venti, non hanno saputo interpretare gli inevitabili cambiamenti nell’attività politica che derivavano dalla logica stessa di questa attività dopo la vittoria della rivoluzione. Non solo l’esperienza dell’Ottobre, ma anche di altre rivoluzioni, ha dimostrato che l’attività dei rivoluzionari di professione e l’attività dei politici di una rivoluzione vittoriosa, richiedono un comportamento, sia tattico che strategico, differente. La logica politica si trasforma velocemente, dallo stadio nel quale i rivoluzionari condividono fraternamente la stessa psicologia, scaturita dal loro status di perseguitati e oppressi di fronte al comune nemico, allo stadio,una volta vinta la rivoluzione, delle inevitabili differenziazioni dei punti di vista che sorgono davanti alla scelta delle possibili soluzioni politiche. Tale lavoro è sempre più complicato e contraddittorio rispetto alla lotta per abbattere il regime degli sfruttatori. Nella fase post-rivoluzionaria, l’uniformità di pensiero, inevitabilmente scompare, per mostrare le differenti posizioni e gli scontri all’interno del gruppo dirigente sulle varie decisioni politiche da prendere.
In assenza della possibilità di una libera discussione politica, le divergenze si manifestano nella creazione di raggruppamenti e blocchi contrapposti tra i dirigenti, con il risultato che, il rispetto per le diverse opinioni, convinzioni ed esperienze dei compagni, si indebolisce e alla fine scompare del tutto. I differenti punti di vista, in sè positivi, assumono una carattere estremamente rigido e intransigente, quando prevale la logica dello scontro spietato”.
Chi non voleva, o non poteva, sottomettersi a questa logica crudele e disumana che era stata imposta , anche con la partecipazione di Bukharin e Rikov, durante la lotta della frazione dominante contro l’Opposizione di Sinistra, veniva distrutto. Al Plenum di Febbraio-Marzo, Bukharin e Rikov da un lato, e i più fanatici stalinisti dall’altro, parlavano due lingue diverse e, anche se lo avessero voluto non si sarebbero potuti intendere fra loro. Comunque Stalin, ha utilizzato la situazione data in modo tale da negare la possibilità stessa che i partecipanti al Plenum “volessero” sentire le ragioni dei “perseguitati” che fino a pochi anni prima erano riconosciuti e stimati dirigenti del partito.
Comunque bisogna notare che non tutti i partecipanti al Plenum unirono la loro voce alle sfrenate molestie contro Bukharin e Rikov. Questo diventa chiaro se si analizzano le interruzioni, che mostrano una sorta di “disposizione delle forze” al Plenum. In tutto, il verbale del Plenum, contiene circa mille interruzioni durante la discussione sul caso Bukharin e Rikov. Nessuna di queste interruzioni conteneva la difesa, anche minima, degli accusati, e nessuna aveva l’intento di mettere in discussione neanche una singola delle accuse che venivano lanciate. Tutte le interiezione erano di natura accusatoria o derisoria.
Approssimativamente, un terzo delle interruzioni sono riportate come “voce (o voci) dai partecipanti”- gli stenografi non hanno potuto stabilire da chi proveniva l’interiezione. Nei casi rimanenti, le trascrizioni identificano gli autori delle enunciazioni.
La maggior parte delle interruzioni ( un centinaio, includendo anche i più estesi interventi che interruppero gli interventi di Bukharin e Rikov) appartenevano a Stalin. Quasi altrettanti commenti vennero da Molotov (ottantadue), e da Kaganovich (sessantasette). In ordine discendente le interiezioni dei rimanenti membri del Politburo: Kosior (ventisette), Voroshilov (ventiquattro), Mikoyan (ventiquattro), Chubar (undici), Kalinin (quatro).
Tra i membri candidati al Politburo, si distinsero per il loro attivismo: Postishev (Ottantotto interiezioni), Eikhe (quaranta), Petrovsky (otto), Zhdanov (cinque), Rudutak (una).
Le interruzioni fatte da individui legati in qualche modo alla polizia segreta o agli organi di controllo del partito: Shkiriatov (quarantasei), Yeshov (diciassette), Vishinsky (che non era un dirigente di partito, ma partecipava al Plenum in qualità di procuratore dell’URSS; cinque), Yaroslavsky (cinque).
Tra “la base“ dei membri e dei membri candidati del Comitato Centrale, si distinsero particolarmente per il loro impegno: Beria (venti interiezioni), Mezhlauk (diciannove), Budenny e Stetsky (diciassette), Gamarnik (undici), Polonsky (otto), Pagoda (sette), Shvernik (sei), Lozovsky (cinque), Krusciov (quattro).Cinque individui fecero tre interruzioni e quattordici ne fecero una o due. Complessivamente, circa in cinquanta contribuirono personalmente alla persecuzione degli accusati – meno della meta dei membri e dei membri candidati che parteciparono al Plenum.
C’è da presumere che Stalin analizzò accuratamente le interiezioni – tanto più che il verbale del Plenum [che in ogni caso non venne pubblicato nella sua interezza all’epoca.Ndt] era stato prima fatto pervenire ad ognuno dei partecipanti affinché potessero apportarvi eventuali modifiche o integrazioni.
Ultima modifica 5.03.2008