Capitolo 3

 

 

Questo è stato il primo di una lunga serie di processi miranti alla pressoché totale distruzione del capi dell'Ottobre. D'ora in poi il caso Kirov comparirà in tutti i processi politici, e tutti gli imputati verranno accusati anche del delitto Kirov.

Molti degli osservatori di questi processi hanno sostenuto che Stalin li avesse inscenati per vendetta: per distruggere i vecchi bolscevichi che non si erano piegati alla sua politica. Soprattutto perché esigevano la piena attuazione del testamento di Lenin, che chiedeva la rimozione di Stalin dalla carica di segretario generale del partito comunista. Mi riporta alla mente il concetto che Stalin aveva di “dolce vendetta”. In una conversazione amichevole con Kamenev e Dzerzhinsky nel 1923, quindi molto prima di questi processi, disse:” Bisogna preparare ogni dettaglio dell'azione, far partire il colpo e godersi l'inesorabilità della vendetta...cosa può esserci di più dolce di questo”?

Non c'è da stupirsi che Stalin avesse pensieri così selvaggi. Dopotutto è nato e cresciuto nel Caucaso, dove la faida sanguinaria ha una tradizione secolare, e permane anche oggi. Cosicché non c'è alcun dubbio che la sete di vendetta abbia giocato un ruolo significativo nella distruzione della “Vecchia Guardia” da parte di Stalin. In ogni caso non si può definire un caso di vendetta quanto fatto da Stalin. In politica, egli si faceva guidare dal freddo calcolo. Molte volte ha subordinato i suoi sentimenti e le sue emozioni a questo freddo calcolo. Sulla strada del potere ha accantonato l'amor proprio per parlare a favore dei propri nemici, anche del più odiato fra i nemici. O, per contro, ha abbandonato anche gli amici più cari, quando lo ha ritenuto vantaggioso politicamente. Nonostante l'odio implacabile che nutriva per Trotzki, al primo anniversario della rivoluzione d'Ottobre ha ritenuto opportuno rendergli omaggio - e non in un giornale qualsiasi, ma sulla Pravda- come capo principale della sollevazione d'Ottobre e dandogli il merito di essere riuscito, senza spargimento di sangue, a far passare dalla parte dei Bolscevichi la guarnigione di Leningrado. Come si sa, egli è stato in grado di dissimulare l'odio profondo che nutriva per il più pericoloso dei suoi rivali. Solo in seguito manifesterà apertamente e con forza il suo vero sentimento, fino ad assassinare Trotzki.

D'altra parte, neanche i legami di amicizia da lungo tempo, hanno impedito a Stalin di distruggere Budu Mdivani e Sergio Kavtaradze, colpevoli di essersi opposti alla sua politica.

Anche Bucharin, che conosceva meglio di chiunque altro Stalin, ne ha sottolineato il carattere fortemente vendicativo. Nel 1928, quando Bucharin era ancora membro del Politburo, di nascosto, nottetempo, andò da Kamenev, per chiedergli di non appoggiare l'intrigante politica di Stalin. Parlando con Kamenev, Bucharin descrisse Stalin con queste parole: È un'intrigante senza principi...Subordina tutto alla sua sete di potere... È sempre pronto a cambiare opinione, se gli serve per liberarsi di qualcuno di noi...Finché gli serve per rimanere al potere ci farà delle concessioni, ma in seguito ci strangolerà tutti...Si vuole vendicare e tiene sempre pronto il pugnale. Dovremmo ricordare le sue riflessioni sulla “dolce vendetta”.

La testimonianza di Bucharin è tanto importante in quanto non è stata pensata per un incontro o una riunione pubblica, ne aveva lo scopo di scandalizzare, ma emergeva da una conversazione faccia a faccia, in cui entrambi gli interlocutori conoscevano Stalin Molto bene.

La decisione di Stalin di eliminare la “Vecchia Guardia” bolscevica fu una conseguenza logica all'interno della storia della sua lotta per il potere. Mentre era ancora intento a rafforzare la sua personale dittatura, si era dovuto limitare a esiliare i capi dell'opposizione in Siberia o a rinchiuderli nei gulag. Una volta che fu sicuro della sua posizione al potere, decise di dedicarsi agli ex oppositori suoi potenziali rivali: tutti sono stati annientati ed eliminati per sempre dall'arena politica.

L'assassinio di Kirov, necessario a Stalin per mettere sotto accusa ed eliminare i vecchi bolscevichi, non a caso fu fatto nel 1934. Proprio in quell'anno il paese stava iniziando a superare la crisi in cui era stato precipitato dai metodi avventuristi di industrializzazione e collettivizzazione messi in atto da Stalin. A proposito, pochi ora sanno che, l'idea di una ristrutturazione radicale dell'economia, in principio, era stata di Trotzky. Allora Stalin si oppose con forza a questa idea. Tanto che in una riunione del Comitato Centrale, disse che costruire una centrale sul Dneper, sarebbe stato come se in un villaggio contadino si decidesse di comprare un grammofono invece di una mucca. Ma, messa fuorilegge l'opposizione, si impadronì delle idee di quest'ultima, per giunta facendole passare per proprie. Comunque, se Trotzki propugnava una graduale collettivizzazione dell'agricoltura, che avrebbe dovuto procedere nella misura in cui l'industria sarebbe stata in grado di fornire i macchinari per le grandi aziende agricole collettivizzate, Stalin decise di lanciare la “collettivizzazione integrale”. Stalin voleva dimostrare di essere un rivoluzionario coerente e senza compromessi, superiore a Trosky perfino in questo.

Utilizzando i suoi soliti meriti del terrore e della coercizione, rifiutava di accettare una semplice verità: la frusta non poteva sostituire trattori e mietitrebbia. La resistenza dei contadini alla collettivizzazione portò il paese sull'orlo di un disastro economico. Stalin rispose con una massiccia repressione, che a loro volta causarono una serie di sollevazioni in alcuni villaggi. Nel nord del Caucaso e in alcune regioni dell'Ucraina, per la repressione di questi fenomeni, in aiuto dell'esercito furono utilizzati anche gli aerei militari.

Ma l'Armata Rossa stessa era in gran parte composta da figli di contadini, i quali comprendevano che mentre loro venivano mandati a sfocare una rivolta in una zona del paese, un altro settore dell'esercito era già stato lanciato contro i loro padri e fratelli. Per questo non sorprende che ci siano stati molti casi di passaggi di piccole unità dell'esercito dalla parte dei ribelli. Sempre nel Caucaso del nord, una squadriglia aerea si rifiutò di bombardare i villaggi cosacchi in rivolta. La metà dei componenti venne immediatamente fucilata. Akulov, uno dei capi della GPU fu prontamente rimosso, per non aver garantito un tempestivo aiuto da parte del contingente della GPU a un reggimento circondato. I cosacchi insorti attaccarono questo reggimento e non lasciarono alcun superstite. Frinosky, responsabile per la GPU del controllo dei confini e della repressione della guerriglia contadina, disse che nei fiumi del Caucaso galleggiavano centinaia di persone, talmente gravi erano le perdite nell'esercito. A causa di tutto ciò, la repressione dei rivoltosi fu di una brutalità inimmaginabile. Decine di migliaia di contadini furono fucilati senza processo, centinaia di migliaia di loro furono rinchiusi nei campi di concentramento in Siberia e in Kazakistan, dove li attendeva una morte lenta.

Una delle conseguenze della collettivizzazione fu la carestia che colpì quello che veniva considerato il granaio d'Europa, l'Ucraina,la regione di Kuban e del Volga e altre zone del paese. Anche giornalisti stranieri che solitamente approvavano la politica di Stalin, stimarono che le vittime della carestia andavano dai 5 ai 7 milioni di persone. Per la GPU, nela relazione destinata a Stalin, il numero dei morti per fame oscillava tra i 3,300,000 e i 3,500,000 individui. La causa di questa terribile moria non stava in un fenomeno naturale fuori dal controllo umano, ma nella tirannia folle di un uomo, incapace di provvedere le conseguenze delle sue azioni e completamente indifferente alla sofferenza del suo popolo. La stampa occidentale ha giustamente parlato di “fame programmata”.

Nel paese si aggiravano centinaia di miglia di bambini e adolescenti senza casa, i cui genitori erano morti per la fame, fucilati o esiliati. Molti erano i bambini dediti all'accattonaggio e al furto. Prontamente, per controllare i movimenti della popolazione, fu introdotto il sistema del passaporto interno. Mentre l'intero paese moriva d'inedia e di fame, una rete di negozi speciali garantiva alla burocrazia staliniana cibo e ogni sorta di beni. Questi negozi riservati fecero crescere enormemente l'odio del popolo contro la cricca staliniana e dei suoi sostenitori. I privilegiati, con gli stessi rubli sovietici, avevano un potere di acquisto superiore di 20/30 volte al cittadino comune.

I giornali sovietici non scrissero una riga della carestia che imperversava sul paese, impegnati com'erano a riportare rumorosamente i progressi dell'industrializzazione, e sciogliere lodi al “saggio e beneamato” Stalin. La censura divenne padrona. Ai giornalisti stranieri fu impedito di muoversi oltre i dintorni di Mosca.

La dirigenza stalinista fece l'estremo tentativo, almeno a Mosca, per nascondere la drammatica situazione- a diplomatici stranieri e giornalisti venivano fatti vedere treni carichi di cibo destinati alle varie zone del paese. Spesso questi carichi venivano confiscati per la strada e dirottati a Mosca. Mentre la polizia usava la forza per catturare e mandare in prigione i bambini senza casa,come se nulla stesse accadendo si mettevano in scena gli stessi balletti e spettacoli pomposi. La festa in mezzo alla moria.

L'esasperazione crescente contro il regime si indirizzava contro gli attivisti del partito. Anche l'apparato della OGPU era dominato dalla demoralizzazione dai dubbi e dalla paura per il futuro. C'erano giorni cui Stalin si sentiva mancare il terreno sotto i piedi. Ascoltava sgomento le relazioni quotidiane della OGPU, da cui risultava il disordine dominante nel paese, e la rinascita dello spirito di opposizione tra le masse. Nella scuola superiore del partito la piattaforma trotzkista passava di mano in mano. Nell'istituto Gorky di Mosca circolava una coppia del vietatissimo testamento di Lenin. Qua e là, sui muri della fabbriche apparivano scritte rabbiose contro Stalin.

Fu probabilmente in quei giorni critici, quando l'intero sistema stalinista barcollava, che Stalin prese la decisione: se fosse riuscito a superare la crisi conservando il suo potere personale, in futuro si sarebbe sbarazzato di tutti in suoi avversari che ora attendevano impazientemente la sua caduta.

2

 

Già molto prima dell'assassinio di Kirov, utilizzando particolari tecniche di potere e manipolazioni varie, era riuscito a liberarsi dal controllo del partito e delle masse. Nel 1924, dopo la morte di Lenin, appoggiato da Zinoviev e Kamenev, come lui preoccupati dalla grande popolarità di Trotzki, fu annunciata la cosiddetta leva Lenin. Una gran massa di impiegati e operai che durante la rivoluzione non si erano schierati fu immessa nel partito e utilizzata come strumento passivo contro gli iscritti più fedeli alle idee rivoluzionarie. Dal 24 al 36 Stalin lanciò una serie di purghe, nelle quali gli iscritti più attivi combattivi furono espulsi dal partito per mancanza di fiducia. Di contro furono accolti un gran numero di funzionari burocrati, pronti ad esaudire qualsiasi ordine dall'alto.

Particolarmente dure furono le purghe a seguito della sconfitta dell'opposizione. I contrasti nel partito, non si risolvevano più, come al tempo di Lenin, mediante discussione e votazione, bensì attraverso le misure punitive portate avanti dalla OGPU. Anche la minima divergenza da parte di un membro del partito, portava quest'ultimo all'espulsione e al licenziamento. Ora il merito principale di un comunista era l'obbedienza e non più la fedeltà al programma. Così il partito Bolscevico, che sotto la guida di Lenin era stato un organismo pensante, venne trasformato un un meccanismo senz'anima, privo di influenza sul paese.

Nonostante le purghe, nel 1934 era ancora presente un piccolo numero di Vecchi Bolscevichi, adattatisi in qualche maniera alla politica staliniana. Questi, non potendo partecipare alla scelta della linea politica, avevano indirizzato tutte le loro energie al''industrializzazione e al consolidamento della difesa del paese. Era arrivato il momento di sbarazzare la strada da queste persone molto note che erano state nel partito con Lenin e Trotzki, e bene potevano valutare il livello di degenerazione a cui Stalin aveva portato il partito.

Per sbarazzarsi di questi uomini, Stalin, nel 1935, con il pretesto del ricambio della tessera del partito, espulse cinicamente i membri del partito con maggiore anzianità di iscrizione. I comitati

di partito furono dati in mano a membri iscritti da poco. Molti di loro provenivano dall'apparato del Comitato Centrale, in cui avevano ricoperto incarichi di bassa responsabilità. Persino il Comitato di Partito della enorme OGPU era tenuto da un uomo di 25 anni, certo Balayan, arrivato al partito giusto un anno prima. Questi costituì una commissione per purgare il partito a Dzerzhinsky nella regione di Mosca ed espulse vecchi bolscevichi che erano stati imprigionati e costretti ai lavori forzati dal regime zarista.

Il passo successivo portò, nel Maggio del 1935, allo scioglimento dell'associazione dei Vecchi Bolscevichi. Questa associazione era composta da vecchi membri del partito che avevano attivamente partecipato all'attività cospirativa rivoluzionaria contro il regime dello Zar e avevano educato la classe operaia alla rivoluzione. Questi veterani, definiti da Lenin “la nostra riserva aurifera”, erano rispettati e amati dai comunisti, che li consideravano la coscienza critica del partito.

Questa associazione aveva una sua casa editrice che pubblicava scritti marxisti e memorie dei suoi appartenenti. Nelle ricostruzioni del passato si metteva in rilievo il contributo dei Vecchi Bolscevichi alla costruzione del partito. Trattando del periodo di Lenin il nome di Stalin vi compariva di rado, mentre invece grande spazio era dedicato ad altri importanti bolscevichi.

Stalin ne aveva abbastanza. La loro opera era la negazione perpetua dell'agiografia intorno a Stalin.

I Vecchi Bolscevichi vedevano con indignazione su come i teorici di corte di Stalin distorcevano i fatti storici, fino ad arrivare alla vera e propria falsificazione, se serviva per ingigantire la figura di Stalin e a presentarlo come quasi pari a Lenin. Assistettero alla messa al bando di opere pubblicate al tempo di Lenin. Questi libri vennero sostituiti da altri infarciti di lodi a Stalin e di diffamazioni nei confronti degli altri rivoluzionari. Via via che la sete di gloria di Stalin cresceva anche questi libri furono ritirati dalla circolazione. Ormai le nuove storie del partito erano ricostruzioni fantastiche, e la figura di Stalin, gonfiata a dismisura, oscurava lo stesso Lenin. I Vecchi Bolscevichi non potevano cancellare dalla memoria ciò che avevano visto con i propri occhi. Non volevano imparare a memoria come studentelli le nuove leggende inventate per onorare il dittatore di turno. Questi vecchi rivoluzionari, che avevano passato i migliori anni della loro vita nelle galere dello Zar o in esilio, Stalin non poteva sperare di riuscire a corromperli.

E' vero che alcuni di loro, a causa della misera vitta quotidiana, per la preoccupazione del destino di figli e nipoti, con riluttanza, sono passati in campo staliniano. Ma il resto, la maggioranza, rimaneva convinta che Stalin aveva tradito la rivoluzione. Con amarezza vedevano la reazione distruggere, giorno dopo giorno, una dopo l'altra , tutte le conquiste della rivoluzione.

Dopo l'arresto o l'esilio di molti membri dell'associazione, repressi per la passata partecipazione all'opposizione, i restanti rimasero come paralizzati. Non avevano alcuna possibilità di opporsi alla tirannia di Stalin. Con la loro grande esperienza politica, capivano che la rivoluzione e caratterizzata da flussi e riflussi. Segretamente speravano che la reazione di staliniana suscitasse un nuovo flusso rivoluzionario. Fino ad allora avrebbero taciuto. Ma il clima della dittatura stalinista aveva reso lodare Stalin obbligatorio per tutti, e il silenzio era visto come simbolo di protesta. Inoltre, finché queste persone fossero state libere di riunirsi e discutere quanto accadeva, Stalin non avrebbe potuto inscenare i processi farsa per distruggere i vecchi dirigenti del partito bolscevico.

Dopo lo scioglimento dell'associazione, molti veterani del partito bolscevico hanno iniziato a sparire uno a a uno. Solitamente trasferiti ad altre città, pochi di loro sono arrivati a destinazione. La maggior parte è sparita in Siberia.

Un mese dopo, Stalin fece sciogliere anche l'associazione degli ex prigionieri politici e dei deportati. La condanna ai lavori forzati in epoca zarista, corrispondeva più o meno alla condanna che in Francia, nello stesso periodo, si scontava nell'Isola del Diavolo.

L'associazione pubblicava un rivista fin dal 1921,”Lavoratori Forzati ed esiliati”, dedicata alle memorie degli imprigionati nelle carceri zariste, agli esiliati e ai condannati ai lavori forzati, oltre che alla storia del movimento rivoluzionario in Russia fino al 1917.

Anche un esame superficiale dei numeri pubblicati di questa rivista ci permette di stabilire un importante dato di fatto: tutti gli eroi leggendari del movimento rivoluzionario russo sopravissuti fino all'epoca staliniana sono stati repressi come cospiratori che minacciavano il trono del re. Stalin considerava pericolosi per il regime e per del suo potere personale.

L'eliminazione delle due società si è svolta in un momento in cui molte altre organizzazioni hanno continuato ad esistere e ne sono state sovvenzionate e create delle nuove. Proprio in quegli anni, in tutto il paese, sono spuntati come funghi un gran numero di club di amministratori, di burocrati privilegiati delle imprese industriali, di mogli degli amministratori, di proprietari di auto. Cera anche un “Club della danza occidentale".

3

Stalin avvertiva come minacciosi per il suo potere non solo i veterani del bolscevismo, ma anche i giovani cresciuti nell'atmosfera soffocante di un regime dittatoriale. Era ben noto che, in epoca zarista, le organizzazioni rivoluzionarie reclutavano i loro uomini sopratutto tra i giovani, i quali hanno sempre avuto grande amore per la giustizia, e profondo odio contro ogni oppressione.

Anzi, in qualche modo aveva più paura dei giovani che dei veterani del partito. I primi li conosceva personalmente e sapeva tutto dei loro pensieri e delle loro intenzioni. Ognuno di loro era segnato nella lista nera del Comitato Centrale ed era affidato ad un costante controllo della OGPU.

Al contrario, la nuova generazione non era facile da capire, irregimentare ed eliminare gli elementi rivoluzionari. Al momento opportuno avrebbero potuto trasformarsi in una minaccia reale per la tirannia di Stalin. Pertanto, Stalin chiedeva ripetutamente l'espansione della rete di informatori della OGPU tra i giovani, soprattutto nelle imprese industriali e nelle università.

Tutti i suoi tentativi di controllare i giovani attraverso il Lega dei Giovani Comunisti e di altre organizzazioni di massa erano falliti. In tutto il paese sorgevano spontaneamente club giovanili, i cui i membri cercavano una risposta alle questioni politiche più scottanti. Non avendo alcuna esperienza di attività cospirative, i loro membri spesso cadevano nelle grinfie della NKVD.

Naturalmente il malcontento della popolazione si rifletteva nel Konsomol, specialmente tra i figli dei lavoratori. Questi giovani erano amaramente risentiti per la brutale diseguaglianza che li circondava. Figli e figlie di lavoratori ordinari vedevano i loro coetanei, figli di alti funzionari, nominati in posizioni di comando nell'apparato statale, mentre essi svolgevano lavori manuali pesanti. Gli appartenenti al Komsomol assunti per la costruzione della metropolitana di Mosca lavoravano dieci ore al giorno, spesso immersi fino alla cintola nell'acqua gelida,mentre loro coetanei dalla casta giravano per Mosca nella limousine di papà. Lo sfruttamento spietato dei membri del Komsomol nella costruzione della metropolitana ha portato al fatto che ottocento giovani, a fine turno, si sono diretti all'edificio del comitato centrale del Komsomol e hanno gettato biglietti di protesta nel pavimento, urlando slogan contro il governo. Questo avvenimento fece una grande impressione sulla casta dirigente del partito. Stalin ha immediatamente riunito i membri del Politburo, e ha chiesto la convocazione del plenum del partito di Mosca commissione per discutere il primo sciopero nella storia Komsomol.

La mancanza di libertà di parola e la forte soppressione di qualsiasi pensiero critico, ha costretto i membri del Komsomol a organizzare circoli illegali per discutere questioni di loro interesse. La reazione delle autorità è stata immediata: Nel 1935-1936 migliaia di membri del Komsomol sono stati arrestati e mandati nei campi di lavoro in Siberia e Kazakhstan. Al tempo stesso le decine di migliaia di ragazzi e ragazze, la cui lealtà verso le autorità era dubbia, sono stati mandati lontano, “volontariamente”, alla costruzione di nuove città.

Non potendo contare sulla classe operaia e su altri settori della popolazione, Stalin ha comunque ricercato il consenso sociale, per sostenere il regime e il suo potere personale. Il passo più ambizioso in questa direzione deve essere considerato la reintroduzione delle truppe cosacche soppresse dopo la rivoluzione.

In epoca zarista, i cosacchi erano il baluardo del trono e lo strumento per la repressione del movimento rivoluzionario in Russia. Le truppe cosacche erano indipendenti dall'esercito russo, godevano di privilegi speciali e del diritto all'auto-governo. Il loro capo era il re in persona, e per molte generazioni i cosacchi ricevevano un'educazione militare fin dall'infanzia, erano allevati in uno spirito rigorosamente monarchico, ed erano più accaniti avversari della rivoluzione. Il sentimento reazionario nei cosacchi era radicato così profondamente, quasi appartenessero a una razza particolare. Le spedizioni punitive costituivano una scuola per i cosacchi, chiamati ad annegare nel sangue ogni tentativo rivoluzionario.

Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, naturalmente, i cosacchi si schierarono con la contro-rivoluzione. I cosacchi costituivano l'esercito dei generali bianchi Kaledin e Krasnov. L'esercito di volontari bianchi sul Don era comandato dai generali Alexeyev e Kornilov, quest'ultimo polacco anche lui. Nel Don e nel Kuban cosacco stavano le forze principali del generale Denikin. A Orenburg e presso L'Ural i cosacchi facevano parte della'armata di Dutov che combatteva contro i rossi. Nel corso di tre anni di guerra civile, i cosacchi combatterono ferocemente contro l'Armata Rossa, i soldati dell'Armata venivano da loro catturati e uccisi spietatamente, insieme tutti quelli che venivano sospettati di essere simpatizzanti del regime sovietico.

Ora Stalin ripristnava le truppe cosacche con tutti i loro privilegi, comprese le originali uniformi reali di un tempo. Il fatto che questo evento coincideva con un attacco alle società degli ex prigionieri politici e dei vecchi bolscevichi è la testimonianza perfetta della svolta politica di Stalin.

Per celebrare l'anniversario della OGPU, nel dicembre del 1935 al Teatro Bolshoi, tutti gli invitati sono stati colpiti dalla presenza, vicino a Stalin, nelle poltrone in terza fila, di un gruppo di anziani cosacchi in divisa reale con fili d'oro e d'argento. In loro onore, il corpo cosacco di ballo di Mosca ha eseguito una danza. Stalin e Ordzhonikidze applaudivano allegramente. L'attenzione della maggior parte dei presenti si concentrò sugli atamani resuscitati, piuttosto che sulla scena. Un ex dirigente della OGPU, ha sussurrato, rivolgendosi a coloro che gli sedevano accanto: "Quando li guardo mi ribolle il sangue. Questo è il loro lavoro!" - E ha chinato la testa, in modo che potessero vedere la cicatrice rimasta dopo il colpo della sciabola cosacca.


Come allo Zar, a Stalin i cosacchi servivano. Per reprimere i focolai di malcontento, non c'erano esecutori più affidabili di loro.

Nel Settembre del 1935 i cittadini sovietici rimasero sbalorditi quando lessero sui giornali che nell'armata armata rossa erano stati ripristinati i gradi che la Rivoluzione d'Ottobre aveva abolito. Fino a quel momento i capi dell'armata rossa si distinguevano solo in base alle loro funzioni in : comandante, comandante di compagnia,comandante di reggimento e cosi via. Il nuovo decreto ripristinava quasi completamente la vecchia gerarchia dei gradi. Gli stipendi dei più alti gradi venivano raddoppiati, ingenti somme venivano destinate ad associazioni di militari, alla costruzione di case di riposo e di abitazioni, esclusivamente per gli ufficiali. Ma questo era solo l'inizio. In seguito Stalin ripristinerà anche il grado di generale- nonostante l'odio che nel popolo suscitava la parola “generale”- con annessa uniforme simile a quella pre-rivoluzionaria, con tanto di cuciture in oro e argento.

L'introduzione dei gradi militari, insieme ai privilegi per gli alti ufficiali, posero fine a quelle relazioni tra compagni che avevano caratterizzato l'esercito dopo la guerra civile. Con questo Stalin si proponeva due obbiettivi. Il primo era dare agli ufficiali incentivi concreti per legarli alla difesa del potere sovietico. Il secondo mostrare al popolo che la rivoluzione, con tutte le sue promesse, era conclusa, e il regime staliniano aveva raggiunto la piena stabilità.

4

Il 7 aprile 1935 il governo sovietico emanò una legge senza precedenti nella storia del mondo civilizzato. Con questa legge si estendeva la responsabilità penale, compresa la possibilità della pena di morte, fino ai dodicenni che avessero commesso un reato, anche solo di furto.

La popolazione rimase sbigottita da questo terribile. Conoscendo bene la trascuratezza e la malvagità dell'amministrazione della giustizia sotto il regno di Stalin. Questa gente era preoccupata perché i bambini potevano diventare bersagli di false accuse o semplicemente di un errore giudiziario. Questa innovazione sbalordì anche l'alta burocrazia staliniana.

Per attenuare l'ansia che questa legge suscitava si fece correre la voce che in realta essa era diretta principalmente contro i “besprizornykh”, i bambini senza casa che rubavano il cibo dalle aziende agricole e dai vagoni ferroviari.

Secondo la teoria marxista, la criminalità è un prodotto della società. Se questa affermazione è corretta, allora il verdetto sul sistema stalinista non può che essere durissimo, se riesce a far diventare criminali perfino i bambini, e in un numero così imponente da non aver idea migliore di quella di estendere anche ai bambini la legislazione criminale prevista per gli adulti.

Quando la legge è stata pubblicata ero fuori dal' Unione Sovietica. Alcuni diplomatici sovietici mi hanno espresso indignazione verso questo mostruoso atto di tirannia di Stalin.

Inoltre, questi dimostrava, ancora una volta, che dell'opinione pubblica mondiale non si curava. Un ambasciatore sovietico mi ha detto che ha proposto ai suoi funzionari di annullare una conferenza stampa con i giornalisti stranieri, e evitare gli incontri con i diplomatici di altri paesi per paura di possibili domande relative a questa legge vergognosa.

In una simile imbarazzante situazione si sono trovati i comunisti dei paesi stranieri. Nel 1935, al congresso dell'associazione degli scrittori francesi, la questione venne posta ai delegati del partito comunista. Sulle prime, negarono che tale legge era stata approvata in Unione Sovietica. Quando il giorno dopo gli fu portato il numero di "Izvestia" con la legge, dichiararono quanto segue: Sotto il comunismo i bambini sono così ben educati e capaci di intendere e di volere che possono rispondere delle loro azioni.

Ancora più difficile da spiegare era il fatto che una tale legge vergognosa venisse annunciata senza alcuna esitazione, se si considera che Stalin cercava sempre di nascondere al mondo i lati più oscuri del suo regime. Sappiamo che ha sempre negato anche l'esistenza di campi di concentramento in Unione Sovietica, anche se la cosa non era un segreto per nessuno. Mentre milioni di disgraziati venivano condannati, senza alcun processo, a languire dietro il filo spinato dei lager siberiani, la stampa stampa sovietica non ne ha mai fatto parola. Per quanto riguardava la pena di morte in URSS, si può dire che per ogni condanna alla pena capitale da parte di un tribunale pubblicata dalla stampa, ce n'erano centinaia eseguite in segreto e senza processo.

I veri motivi che avevano dato origine a questa legge barbara li conobbi solo quando tornai a Mosca.

Ho saputo che nel lontano 1932, quando cerano centinaia di migliaia di bambini di strada che vagavano spinti dalla fame, un gruppo ha ottenuto di alloggiare in un' importante stazione ferroviaria. Stalin ordinò segretamente: coloro che erano stati arrestati per saccheggi in negozi di alimentari e furti dai vagoni ferroviari, così come quelli che avevano contratto una malattia venerea dovevano essere fucilati. L'esecuzione fu fatta in segreto. Come risultato di queste fucilazioni di massa e di altre "azioni amministrative" nell'estate del 1934 il problema dei bambini di strada era risolto in puro stile stalinista.

Questa legge non era quindi diretta contro i vagabondi minorenni. Ormai non ce n'era più bisogno. Per cosa serviva è diventato chiaro quando Stalin ha iniziato ad applicare i suoi metodi per la preparazione dei vecchi compagni agli imminenti processi.

Come ho già detto, la sete di vendetta di Stalin si era momentaneamente spenta, quando, nel 1935, in un tribunale segreto, Zinoviev e Kamenev si erano accollati la “responsabilità morale” per l'omicidio di Kirov. Ma non durò molto. Per liquidarli entrambi definitivamente, insieme ad altri illustri membri del partito, Stalin aveva bisogno di una loro piena “confessione”, da cui risultasse che loro erano stati gli organizzatori del delitto. Per ottenere questa confessione da Zinoviev e Kamenev, da ripetere in un processo aperto, era necessario utilizzare metodi inquisitoriali nuovi ed efficaci. Era necessario trovare i punti deboli degli imputati, per applicarvi la tortura più adeguata.

Tale punto dolente venne alla fine trovato: la presa in ostaggio di figli e nipoti dei vecchi bolscevichi. I leader dell'opposizione erano già stati minacciati di punizioni che avrebbero potuto colpire i loro figli. Ciò accadde durante la preparazione dei processi segreti del 1935. Ma essi non credettero a queste minacce, credendo che neanche Stalin si sarebbe macchiato di un tale efferato crimine. Agli ex oppositori incarcerati venne mostrato il giornale che rapportava il decreto dove si imponeva

l'applicazione della legislazione criminale, compresa la pena di morte, anche ai bambini. Da quel momento la nuova legge entrò nell'arsenale dell'inquisizione stalinista, e fu uno degli strumenti più efficaci di tortura morale e di pressione psicologica. Il Segretario del Comitato Centrale, Nikolai Yezhov, ordinò personalmente che il testo della legge venisse tenuto presente in ogni interrogatorio.

 

 

 

 

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Ultima modifica 29.05.2008